Da trent’anni ogni
mattina ti svegli pensando che devi andare e non fermarti finché non sei
arrivato; da sempre ogni giorno trovi al tuo fianco il compagno di viaggio di
turno che chiede dove siete diretti; da sempre pensi quanto sia
difficile spiegare, pensi quanto tu non voglia spiegare; che una meta non è
tangibile, che le parole non bastano a descrivere l’emozione del viaggio, lo
stupore dell’arrivo, la perfezione del finale.
Vivi consapevole di dover andare
ma a quella benedetta domanda non hai mai saputo rispondere, hai sempre preferito
il silenzio, un silenzio in cui nessuno pone quesiti, un silenzio in cui si ha
già consapevolezza della meta, una meta che non esiste. Non hai mai saputo
dove, ma sai che devi andare lasciandoti ubriacare dal contagioso entusiasmo
del viaggio. Ti sei messo sulla strada, hai accettato compagni di cammino che
hai lasciato miglia indietro, li hai staccati uno dietro l’altro senza mai curarti
dell’abbandono.
Hai provato ad accogliere, a forzare, a comprendere, ma non hai
mai concesso a nessuno di ridimensionare il tuo viaggio, di imporre tappe
intermedie, indesiderate, di proporre la propria idea di meta, di insinuarsi
tra te e il piacere dell’attesa di quella meta sconosciuta. Ti chiedi se il
viaggio possa proprio essere metafora dell’attesa, se il tuo viaggio non
conosce meta poiché la tua meta è il viaggio stesso. Sei chiaramente consapevole
che “chi si ferma è perduto”, ma sai bene che chi non si ferma mai potrebbe
perdersi tutto.
Pensi quanto sia il caso di continuare anche senza compagni di
viaggio, ti convinci che nonostante tutto ne vale la pena, te ne fai una
ragione, riparti. Il tuo viaggio ti porta per la terza volta in Spagna, stavolta nella
capitale, finisci per studiare lo spagnolo, scopri che “aspettare” si traduce
“esperar”. Comprendi quindi che non sei l’unico a pensare che l’attesa possa
essere allo stesso tempo speranza; capisci che per te è stato così sin dal
principio.
Hai viaggiato, atteso, sperato, dovevi solo rendertene conto, dovevi
solo realizzare che lì sulla strada del tuo viaggio non bastava tirar dritto da
solo verso una meta sconosciuta, era bensì necessario accompagnarti a qualcuno
che tirava dritto nella tua stessa direzione, anch'egli senza una destinazione precisa,
spinto esclusivamente dal piacere della scoperta.
Adesso continui a essere
convinto di dover andare e non fermarti finchè non sei arrivato; sei però consapevole che
non arriverai mai a destinazione, non vuoi più arrivarci in realtà; hai compreso che la meta non sta nel traguardo
finale, ma nel compagno con cui perderti in quel viaggio.
A Letizia
A Letizia