«Il ricordo. Non
riesco a dimenticare i seicentomila ragazzetti che trentanni fa hanno dato la
loro cultura e la loro vita per salvare me e la mia cultura. Non dimentico un
ragazzetto di diciotto anni che allora si fece sgozzare da un soldato straniero
per garantirmi un pezzo di terra su cui essere poeta. Io questo non posso
dimenticarlo e sono infelice perché sono vivo e loro no, ma non faccio dei
blues dentro di me, che mi porto dentro da trentanni. Loro hanno salvato la mia
terra e la mia cultura, mi hanno fatto conoscere la preghiera e grazie a loro
oggi sono bello, bellissimo, il più bravo e non perdono»
Con questa frase di Piero Ciampi Vinicio Capossela ha
aperto il suo concerto del 25 aprile in piazza Garibaldi a Parma.
Poi ha cantato questa canzone ispirata ad un brano di “Se
questo è un uomo” di Primo Levi
Ci mettono ancora una volta in fila, ci conducono in un
vasto piazzale che occupa il centro del campo, e ci dispongono meticolosamente
inquadrati. Poi non accade più nulla per un’altra ora: sembra che si aspetti
qualcuno.
Una fanfara incomincia a suonare, accanto alla porta del
campo: suona Rosamunda, la ben nota canzonetta sentimentale, e questo ci appare
talmente strano che ci guardiamo l’un l’altro sogghignando; nasce in noi un’ombra
di sollievo, forse tutte queste cerimonie non costituiscono che una colossale
buffonata di gusto teutonico. Ma la fanfara, finita Rosamunda, continua a
suonare altre marce, una dopo l’altra, ed ecco apparire i drappelli dei nostri
compagni, che ritornano dal lavoro. Camminano in colonna per cinque: camminano
con un’andatura strana, innaturale, dura, come fantocci rigidi fatti solo di
ossa: ma camminano seguendo scrupolosamente il tempo della fanfara. (Primo
Levi, Se questo è un uomo).
Suona la banda prigioniera
suona per me e per te
eppure è dolce nella sera
il suono aguzzo sul nostro cuor
cade la neve senza rumore
sulle parole cadute già
fino nel fondo della notte
che qui ci inghiotte e non
tornerà
il passo d’oca che mai riposa
spinge la giostra, spinge la
ruota
con i bottoni e coi maniconi
marciano i suoni vengon per noi
suona Rosamunda
suona che mi piaci
suonano i tuoi baci
nella cenere ancor
suona Rosamunda
suona che mi piaci
brucino i tuoi baci
nella cenere allor
si bruci il circo si bruci il
ballo
e le divise ubriache d’amor
che non ritorni più a luce il
sole
che non ritorni più luce per noi
le marionette marciano strette
dentro la notte tornan per noi
suona Rosamunda
suona che mi piaci
suonano i tuoi baci
come fuoco d’amor
brucia Rosamunda
brucia che mi piaci
brucino i tuoi baci
nella cenere ancor
nella cenere ancor
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