Cinque studenti di medicina tentano un esperimento che dovrebbe portarli a capire qualcosa di sicuro sulla vita dopo la morte. Partendo dai racconti di quanti hanno vissuto situazioni di premorte, intendono sottoporsi uno alla volta a esperienze simili ottenute artificialmente per vedere che cosa succede “dopo”. Gli altri devono poi rianimare chi si sottopone all’esperimento. Il rischio dell’operazione è evidente, ma il risultato è ancora più sconcertante e terribile perché ciascuno viene messo in contatto con le proprie paure passate e non se ne libera neppure al ritorno nel mondo reale. E neppure i “mostri” del passato restano nell’aldilà, ma tornano anch’essi. L’argomento è di per sé sempre attuale, trattando della morte e della possibilità di una vita ultraterrena.
Linea mortale trae spunto dal successo dei libri di Raymond A. Moody jr sulle esperienze di premorte e ne drammatizza il concetto centrandolo sulle psicosi degli studenti che cercano risposte all’eterno quesito dell’esistenza. Naturalmente la risposta non c’è e il film non la cerca nemmeno, accontentandosi di spettacolarizzare l’argomento con buona efficacia. Mai troppo banale e spesso inquietante, il film ci dà alcune suggestive visioni di un aldilà onirico, sorta di rielaborazione psichedelica dei sensi di colpa dei protagonisti. Mélange di inquietudini e paure sepolte, si sofferma sull’effetto morale dell’esperienza di morte indotta, suggerendo un po’ semplicisticamente che possa essere una specie di esame iniziatico per ritrovare la pace della coscienza. L’incostante Schumacher è forse qui al suo meglio e si avvale di una nutrita e molto valida pattuglia di attori tra i quali spiccano per efficacia Kiefer Sutherland e Kevin Bacon
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