La frase del mese...

“Ma i moralisti han chiuso i bar e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori: è bello ritornar "normalità", è facile tornare con le tante stanche pecore bianche! Scusate, non mi lego a questa schiera: morrò pecora nera!” (Francesco Guccini)

giovedì 1 novembre 2012

Il sapore della ciliegia - Abbas Kiarostami




Un uomo ha deciso di darsi la morte e cerca qualcuno che, dietro compenso, gli dia una mano. Due giovani, un soldato curdo e un seminarista afghano, rifiutano la sua proposta. Un anziano contadino di origine turca cerca di dissuaderlo, ma l'accetta. Finale in sospeso, con una sorta di "postscriptum" metacinematografico che, come in altri film di A. Kiarostami, sottolinea la finzione del racconto. Sembra un film monocorde e cupo e forse lo è. Ma che leggerezza, che trasparenza, che intensità. Semplice come il sapore della ciliegia. Per chi sappia ascoltarlo questo film sul suicidio ispira una serenità disperatamente laica. Palma d'oro ex aequo al Festival di Cannes 1997.
Fonte: My movies

Anche nelle desertiche, astratte, violentate dalle guerre, povere lande iraniane, la ciliegia esiste ed ha il suo inconfondibile sapore. Esso va solo scovato tra le nefande vicende della quotidianità iraniana. E’ la lezione, spoglia come la narrazione di Kiarostami, che il desolato protagonista ascolterà dal terzo passeggero caricato a bordo della sua auto . Un invito ad assaporare ciò che di buono offre la vita, a saper aspettare il frutto di stagione, e riconoscere e vivere tutto ciò che è degno di esser vissuto, pur se appare irrimediabilmente corrotto e contaminato. L’invito è porto senza costrizione. A coloro che hanno perso il sapore della vita, è lasciata la scelta d’accoglierlo o farsi seppellire.


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