La frase del mese...
“Ma i moralisti han chiuso i bar e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori: è bello ritornar "normalità", è facile tornare con le tante stanche pecore bianche! Scusate, non mi lego a questa schiera: morrò pecora nera!” (Francesco Guccini)
martedì 25 novembre 2008
Cos'è il gioco d'azzardo patologico?
Il gioco d'azzardo qualora venga diagnosticato come patologico, rientra nell'area dei Disturbi del Controllo degli Impulsi come risulta dal DSM-IV-TR. Secondo la classificazione del Manuale perché sia diagnosticata questa patologia, devono verificarsi entrambi i criteri (A e B) e, all'interno del criterio A, almeno 5 dei sottocriteri di seguito indicati :
Criterio A. Nel criterio A, il clinico deve riscontrare un persistente e ricorrente comportamento di gioco d’azzardo maladattivo, come indicato da cinque (o più) dei seguenti:
1. la persona è eccessivamente assorbito dal gioco d’azzardo (per es., è eccessivamente assorbito nel rivivere esperienze passate di gioco d’azzardo, nel soppesare o programmare la successiva avventura, o nel pensare ai modi per procurarsi denaro con cui giocare);
2. il paziente ha bisogno di giocare d’azzardo con quantità crescenti di denaro per raggiungere l’eccitazione desiderata;
3. ha ripetutamente tentato senza successo di controllare, ridurre, o interrompere il gioco d’azzardo;
4. è irrequieto o irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo;
5. gioca d’azzardo per sfuggire problemi o per alleviare un umore disforico (per es., sentimenti di impotenza, colpa, ansia, depressione);
6. dopo aver perso al gioco, spesso torna un altro giorno per giocare ancora (rincorrendo le proprie perdite);
7. mente ai membri della famiglia, al terapeuta, o ad altri per occultare l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco d’azzardo;
8. ha commesso azioni illegali come falsificazione, frode, furto, o appropriazione indebita per finanziare il gioco d’azzardo;
9. ha messo a repentaglio o perso una relazione significativa, il lavoro, oppure opportunità scolastiche o di carriera per il gioco d’azzardo;
10. fa affidamento su altri per reperire il denaro per alleviare una situazione finanziaria disperata causata dal gioco d’azzardo.
Criterio B. Nel criterio B, il clinico dovrà inoltre verificare che il comportamento d’azzardo non sia meglio attribuibile ad un Episodio Maniacale.
Pramipexolo, giocatore d'azzardo...
Per il trattamento della malattia di Parkinson idiopatica possono trovare impiego: agonisti dopaminergici, Levodopa. inibitori delle monoamminoossidasi B, inibitori della catecol-O-metiltrasferasi, Amantadina. Rientrano nella categoria degli Agonisti dopaminergici : la Bromocriptina, Pramipexolo e Ropinirolo, farmaci che mimano l’azione della dopamina, agendo direttamente sui recettori dopaminergici. Tra gli effetti collaterali si annoverano : sintomi psichiatrici, come ansia o depressione, che possono sfociare in alcolismo, bulimia, ipersessualità, shopping compulsivo o gioco d’azzardo patologico. Molti studi, di cui l’ultimo pubblicato in questo mese, hanno confermato la stretta correlazione tra l’assunzione dei suddetti farmaci ed il gioco d’azzardo patologico: gli 11 pazienti descritti, osservati nell’arco di 3 anni presso la Mayo Clinic per i disordini del movimento (Rochester, Minn) hanno cominciato a sviluppare la passione incontrollabile per il gioco d’azzardo dopo assunzione di un agonista dopaminergico (8 degli 11 pazienti erano già in terapia con levodopa, ad una dose compresa fra i 300 e i 1000 mg/die): pramipexolo (MirapexinÒ) in 8 casi e ropinirolo (RequipÒ) in 3 casi. I disturbi si sono manifestati a dosi alte dei due farmaci, comprese fra i 4,5 e i 13,5 mg/die per il pramipexolo e i 15 e 21 mg/die per il ropinirolo e si sono risolti dopo sospensione del dopaminergico in 9 casi e riduzione della dose nei rimanenti 2.
In pochi anni si sono moltiplicati a dismisura i casi di piccoli commercianti, pensionati od impiegati malati di Parkinson che, sotto la cura di dopamino agonisti appunto, hanno dilapidato i propri beni, accumulando debiti talmente elevati, da compromettere persino la possibilità di continuare le cure. Slot machine, poker d'azzardo, lotto istantaneo, sono le trappole infernali in cui sono caduti tante persone, che prima di allora non si avvicinavano neanche al gioco.
venerdì 10 ottobre 2008
Diario di un medico : un mestiere di sfide
Atul Gawande, medico chirurgo di origine indiana, lavora al Brigham and women’s hospital di Boston ed è assistent professor alla Harvard medical school. Il suo primo lobro è stato “Salvo complicazioni”.
In prima persona uno dei più noti chirurghi americani racconta, in un diario appassionante la sua professione attraverso casi di malati e situazioni critiche; e si interroga su come sia possibile evitare errori e superare ostacoli.
Di seguito una storia tratta dal libro:
Da quasi quarant’anni il centro per la fibrosi cistica del Fairview-University children hospital è diretto da Warren Warwick, il pediatra che più di chiunque altro si è dedicato a studiare l’incredibile successo delle terapie di Le-Roy Matthews. Il segreto, mi dice, è semplice e l’ha imparato da Matthews: fa tutto quello che puoi per tenere il più possibile aperti i polmoni dei tuoi pazienti.
Un pomeriggio l’ho raggiunto in ambulatorio mentre si apprestava al consueto controllo trimestrale di una studentessa di 17 anni, Janelle. La fibrosi cistica le fu diagnosticata all’età di 6 anni e da allora è sempre stata in cura da lui. Capelli neri tinti lunghi fino alle spalle affilate, eyeliner nero Avril Lavigne, quattro orecchini in ogni orecchio, altri due in un sopracciglio e una piccola borchia sulla lingua. Warwick aveva 76 anni, era alto, curvo, piuttosto trasandato nella vecchia giacca di tweed, aveva chiazze scure sulla pelle e capelli grigi brizzolati, insomma l’inequivocabile aspetto di un tremulo accademico del secolo scorso. Restò un attimo fermo davanti a lei con le mani sui fianchi, poi disse: “Allora Janelle, cos’hai fatto per noi? Per farci restare il miglior centro del paese per la fibrosi cistica?”.
“Be’, non è facile” disse lei.
Uno scambio di battute. Comunque stava bene, a scuola tutto bene. Warwick tirò fuori l’utima misurazione della funzionalità polmonare. Un leggero calo, come nel caso di Alyssa. Tre mesi prima, Janelle era al 109 per cento (meglio dunque della media dei bambini non affetti da fibrosi cistica), adesso era al 90 per cento. Un dato buono, e comunque bisogna aspettarsi qualche oscillazione. Ma Wrwick non la vedeva così.
Si accigliò. “Com’è che c’è questa riduzione?” domandò.
Janelle si strinse nelle spalle.
Tosse ultimamente? No. Raffreddori? No. Febbre? No. Era certa di avere preso regolarmente i farmaci? Sì, certo. Tutti i giorni? Sì. Non se ne dimenticava mai? Be’, certo, capita a tutti ogni tanto. Quanto spesso è di tanto in tanto? A poco a poco Warwick le tirò fuori una storia tutta diversa: negli ultimi mesi praticamente non aveva preso lo medicine.
Warwick la incalzò: “Perché non prendi le medicine?”.
Non sembrava né sorpreso né in collera, solo genuinamente curioso, come se non si fosse mai imbattuto in una situazione così interessante.
“Non lo so”.
Insistette: “Che cosa ti impedisce di prendere le medicine?”
“Non lo so”.
“E qui dentro” indicò la propria testa “cosa sta succedendo?”.
“Non-lo-so” scandì lei.
Warwick rimase zitto per un momento, poi si girò verso di me, adottando un’altra linea di condotta. “Il problema con i malati di fibrosi cistica è che sono dei buoni scienziati” disse. “Fanno continui esperimenti. E mentre loro sperimentano a noi tocca di aiutarli a interpretare ciò che sperimentano. Smettono la terapia e cosa succede? Che non stanno male, perciò decidono che il dottor Warwick dà i numeri”.
“Ma diamo un’occhiata ai numeri” mi disse, ignorando Janelle. Si avvicinò a una piccola lavagna appesa alla parete. Sembrava molto usata. “Il rischio quotidiano di prendersi un’infezione polmonare per chi soffre di fibrosi cistica è dello 0,05 per cento”. Scrisse quella cifra. Janelle roteò gli occhi e cominciò a battere un piede.
“Il rischio quotidiano di prendersi un’infezione polmonare quando si è in terapia per la fibrosi cistica è dello 0,05 per cento” proseguì, e scrisse quella cifra. “Perciò quando uno sperimenta, ciò che vede è la differenza tra un 99,5 per cento e un 99,95 percento di probabilità di star bene. Sembra poca cosa, vero? Praticamente ogni giorno si ha quasi il 100 per cento di probabilità di star bene. Invece…” tacque e fece un passo verso di me “è una grossa differenza”. Scarabocchiò dei calcoli. “Moltiplica per i giorni di un anno e la differenza cambia, passa dall’83 per cento di probabilità di star bene al 16 per cento soltanto”.
Si rivolse a Janelle. “Come fai a star bene tutta la vita? Come fai a diventare una paziente geriatrica?” chiese.
Lei finalmente smise di battere il piede. “Io non posso prometterti niente, posso solo farti vedere la differenza”.
Quel discorsetto conteneva il nocciolo della visione del mondo di Warwick. Pensava che l’eccellenza venga dal saper vedere, quotidianamente, la differenza tra 99,5 e 99,95 per cento. Molte cose che fanno gli esseri umani, acchiappare una palla al volo, fabbricare microchip, consegnare pacchi nell’arco della notte, dipendono da analoghe, infinitesimali differenze. Ciò che contraddistingue la medicina è che in quei margini sottili si perdono delle vite.
“È un tormento!” disse. Scoprì che prendeva certe medicine e non altre. E prendeva le vitamine. “Perché le vitamine?” volle sapere Warwick. “Perché mi va, sono una favola”. Tutto il resto l’aveva lasciato perdere.
Warwick le propose un patto: sarebbe andata a casa ogni giorno dopo la scuola per la terapia manuale e avrebbe chiesto alla sua migliore amica di fargliela. Avrebbe tenuto in tasca o nella borsa i medicinali più importanti e li avrebbe presi da sola. “L’infermiera non me lo permetterà” disse lei. “Basta non dirglielo” suggerì lui spontaneamente, trasformando la cura in un atto di ribellione. Fin lì Janelle non fece obiezioni. Ma c’era un’altra cosa, doveva restare in ospedale per qualche giorno di terapia allo scopo di recuperare il terreno perduto.
“Sì, oggi”.
“Perché non domani?”.
“Abbiamo sbagliato, Janelle” le rispose. “È importante riconoscere di aver sbagliato”.
Al che lei si mise a piangere.
Un requisito per il successo è l’ingegnosità: saper pensare in modo nuovo, riconoscere il fallimento e cambiare.
mercoledì 24 settembre 2008
Obstruction Sleep Apnea Syndrome
venerdì 19 settembre 2008
IV CASO CLINICO...
Miriana Rossi di anni 76 .
Anamnesi familiare :
- Madre : deceduta per infarto del miocardio;
- Padre : deceduto per embolia polmonare; la donna ricorda un tipico tremore al mento
presentato dal padre gia qualche anno prima della morte;
Anamnesi patologica remota :
- Riferisce incontinenza urinaria da 1 anno;
- Affetta da depressione maggiore da tempo indeterminato;
- Riferisce, inoltre, un episodio di paralisi dell'emifaccia sx;
Anamnesi patologica prossima:
- Presenta all'ingresso tremore del mento insorto da pochi mesi e peggiorato
nell'ultima settimana;
E.O. :
Età: 76 anni
Peso: 58 Kg;
Condizioni generali: buone;
All'auscultazione cardiaca: Lieve tachicardia;
Addome: trattabile, non dolente alla palpazione sup. e profonda;
All'esame neurologico: rallentamento dei movimenti saccadici verticali, instabilità posturale;
ESAMI STRUMENTALI:
- RMN encefalo: atrofia del putamen, ventricoli molto dilatati.
Attenti alla D.D.
III CASO CLINICO
Questo è il terzo caso clinico che Schizophrenos propone ai lettori :
Luisa Rossi di anni 80 .
Anamnesi familiare :
- Madre : deceduta per infarto del miocardio;
- Padre : deceduto per cause ignote, diabetico di tipo II;
Anamnesi patologica remota :
- Riferisce di soffrire di cuore e di avere un pacemaker;
- Riferisce, inoltre, di aver ricevuto diagnosi di "dilatazione del Vsx con FE del 20%" a 32 anni in
Anamnesi patologica prossima:
- Presenta all'ingresso grave dispnea, severa agitazione psicomotoria, profusa sudorazione e
E.O. :
Età: 80 anni
Peso: 69 Kg;
Condizioni generali: scadute;
All'auscultazione del torace: Rantoli diffusi;
All'auscultazione cardiaca: Toni aritmici, III tono auscultabile;
Addome: trattabile, non dolente alla palpazione sup. e profonda. Peristalsi valida, assenza di soffi. Apparato linfonodale: nei limiti;
ESAMI STRUMENTALI:
- ECG: tachicardia sinusale (100 b.p.m), blocco di branca sx completo.
giovedì 10 luglio 2008
Quando l'Eros cammina in punta di piedi...
Tra tutti i progetti, l’ultimo che ha fatto scalpore, è per lo meno definibile “bizzarro”. Lavoro di un’urologa veronese , lo studio si candida al ruolo di profeta rivelatore di un “principio scientifico straordinario”: i tacchi a spillo fanno bene all’eros. Molti tra coloro che si sono accostati alla lettura di quest’articolo avranno, in quanto delusi , già scelto di non continuare, ma per i pochi superstiti non possiamo astenerci dal dire che la ricerca è stata realmente effettuata ed addirittura pubblicata sulla rivista scientifica internazionale : “European Urology”.
E’ certo, infatti, che l’urologa è giunta a questa conclusione solo dopo aver analizzato un campione di 66 donne al di sotto dei 50 anni. L’analisi condotta ha evidenziato che le donne indossatrici di tacchi a spillo e, dunque, costrette ad una posizione del piede inclinata di 15 gradi rispetto al pavimento ( la stessa che l’estremità distale dell’arto inferiore presenta quando si indossano scarpe con tacco alto 7 cm) , mostravano una riduzione del 15% dell’attività dei muscoli pelvici, altrimenti noti come «muscoli del piacere» e direttamente coinvolti nell'orgasmo.
In altre parole, lo stiletto avrebbe la capacità di rilassare i muscoli, aumentando al tempo stesso la loro forza e la loro capacità di contrazione. Una muscolatura pelvica ben allenata significa una maggiore eccitazione sessuale e, di conseguenza, un piacere più intenso. «Le donne sono spesso in difficoltà nell'eseguire gli esercizi specifici per la zona pelvica – ha spiegato l'urologa – e ciò potrebbe rappresentare una soluzione. Come molte donne, anche io amo i tacchi alti e sebbene siano spesso scomodi, continuo ad indossarli per apparire più magra e più alta. Ecco perchè è un bene sapere che adesso hanno anche dei possibili effetti positivi per la nostra salute».
Eros e Thanatos
Freud pone la felicità come scopo della vita di ogni individuo. Egli non affronta il problema in termini originali, ma originale è il punto di vista psicoanalitico da cui prende le mosse.
La felicità cui l'uomo può ambire non è un valore assoluto: la pretesa dell'uomo si riduce ad evitare la sofferenza e a raggiungere una quota di piacere possibile. Si istituisce così la celeberrima dicotomia tra il principio di piacere, che inerisce all'ES, e il principio di realtà, proprio dell' IO cosciente in contatto e in rapporto col mondo circostante. Il principio di realtà si configura come il criterio in base al quale l'IO, consapevole delle limitazioni che la società impone e dei rischi che il mondo esterno comporta, ambisce al controllo dei moti pulsionali inferiori, che mira ad inibire o a sublimare.
L'introduzione del concetto di narcisismo, secondo il quale anche l'io può essere investito della libido (l'energia tipica delle pulsioni oggettuali), ha permesso di approdare alla conclusione che anche le pulsioni dell'io sono libidiche.
Nel metabolismo di qualsiasi essere vivente esistono due funzioni: una anabolica che riguarda il nutrimento e l'assimilazione della materia organica ed inorganica, indispensabile per il funzionamento biologico (glucidi, protidi, lipidi, sali minerali, ossigeno, vitamine); ed una catabolica, che riguarda l'eliminazione delle sostanze prima utilizzate.
La passione è forse quell’esperienza amorosa che più di tutte ospita nelle sue viscere l’ISTINTO DI VITA (EROS) e l’ISTINTO DI MORTE (THANATOS) in una possibile, anche se difficile, convivenza.
Come testimoni di simile esperienza è necessario menzionare Paolo e Francesca, frutto di una mente decisamente passionale, come doveva essere quella di Dante.
I due amanti, collocati nel cerchio dei lussuriosi, vagano per l’eternità tra la bufera infernale che li travolge e , per l’eternità, tra le parole più belle che mai siano state scritte sull’amore:
“Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona”
La passione è tutta in questa rara tolleranza di dolore e oceanica necessità.
E' bene trattate EROS e THANATOS separatamente, per evidenziare la positività della passione, ma anche le devianze e patologie che un tal difficile connubio comporta.
La passione comporta un notevole coraggio in varie direzioni, tutte vivificanti, se si trova la forza di affrontarle, guardandole nella loro scomoda pienezza.
L’aspetto che più si conosce è quello del LIMITE o divieto che accende le passioni: letteratura, arte e scienza sono piene di esempi a tale proposito. Ma anche la passione per la vita che anima non solo il bambino, ma uomini e donne di tutte le età si alimenta di ostacoli da superare.
Un’altra faccia della passione, meno dichiarata, è quella dello SCONVOLGIMENTO degli equilibri che simile esperienza porta con sé. A volte le persone creano schemi di vita stretti e soffocanti, soprattutto negli affetti e ci si infilano dentro per paura, insicurezza, comodità. La vita può risultare tediosa e mortificante, ma è una garanzia nei confronti di ogni forma d’ansia da cambiamento.
La passione non garantisce niente. Si limita a sovvertire un ordine per crearne uno nuovo. E’ una nuova configurazione che si innesta su una crisi. E’ dinamica, volitiva, quasi eroica. E’, per tutte queste ragioni, tenuta debitamente a distanza.
Ma la paura più grande nasce quando si viene a sapere che la passione è la SCONFITTA DELLA RAGIONE, anche se la disobbedienza è momentanea. Pur usandola spesso impropriamente, siamo convinti che solo la ragione sia il lanternino che ci illumina la strada della vita. Ma di quale razionalità parliamo? Quella dei “grandi”che creano e cambiano il mondo o quella spicciola e a basso costo che ci garantisce il quieto vivere ? Forse dietro ogni “ grandezza “ si nasconde una grande passione.
La passione inoltre necessita di un CORPO. E qui non nascono molte paure, ma confusioni: è facile scambiare la passione con il gioco amoroso.
Se l’anima della prima parla e si racconta, incantandosi in profondità- e tutto ciò può avvenire in silenzio- l’anima del gioco ruzzola e ride, mescolando spesso le carte. E’ una bella esperienza anche questa, ma le due anime non vanno confuse.
L’impulso vitale ad abbracciare tutto ciò che è tanto bello da travolgerci, viene subito sotterrato quando interviene Thanatos, l’istinto di morte. Ma si tratta di morte senza sofferenza o di anestesia per paura della possibile sofferenza. E’ un meccanismo di difesa che paradossalmente evita le passioni per la stessa ragione per cui ci si butta a capofitto in esse. Intendo parlare di LIMITI e DIVIETI.
Viviamo in una società in cui siamo valutati prima di tutto per efficienza, produttività, utilità. E’ vittoria schiacciante per la razionalità e, inevitabilmente, per l’appiattimento.
Si dice che viviamo in una ”epoca spassionata”, abbiamo, inoltre, un codice di valori interno che non è per nulla clemente con noi. Abbiamo interiorizzato la paura della dipendenza, dell’ambivalenza amore/odio che ci accompagnava da bambini, dello spettro dell’abbandono che è presente in ogni esperienza amorosa. Spesso, volendoci dei soldatini di ferro, i nostri genitori ci hanno amorevolmente educato al “disamore”. E noi, crescendo e scivolando, ci ritroviamo a dar loro ragione.
L’educazione ad amori ragionevoli e a sentimenti protetti è un divieto ad “ appassionarci” fuori da ogni recinto.
E’ un peccato che i nostri limiti trovino poi un appagamento e una via d’uscita negli sceneggiati televisivi che si sostanziano di amori passionali e temerari, di azioni eroiche e gloriose.
C’è poi un altro tipo di pseudo/passione che attiene più alla sindrome ossessiva che all’esperienza amorosa. Questa scelta relazionale è dilagante se i mass-media ci bombardano ogni giorno di episodi allarmanti.
Per allontanarsi dai percorsi accidentati e ritornare alla passione pura, si trova sostegno e conferma per quanto detto a proposito del difficile sodalizio tra Eros e Thanatos in questo verso di G. Leopardi nella poesia “ L’Infinito”:
“E il naufragar m’è dolce in questo mare”
Peperoncino, Eros e felicità...
Non esistono, infatti, delle sostanze “miracolose”, nonostante quello che sostengono le vecchie signore, ma solo alcuni alimenti che possono offrire un discreto contributo alla sessualità. Sempre più spesso si sente parlare di afrodisiaci (dal nome Afrodite, dea greca dell’amore), cioè di sostanze, cibi, erbe, elettuari, pillole o unguenti d'origine vegetale e animale assunti allo scopo, per lo più presunto, di migliorare le prestazioni sessuali, vincere blocchi e riluttanze, allentare i freni inibitori ed aumentare il desiderio.
Nella Bibbia, si parla dei poteri della radice di mandragola; nel Medio Evo c'era chi giurava di raggiungere il massimo piacere dopo aver consumato cervello di piccione; gli Orientali sono, tutt’oggi, sicuri del grande effetto afrodisiaco del corno di rinoceronte grattugiato su zuppa calda di pinne di pescecane; in Egitto c'era, e resiste ancora oggi, l'abitudine di servire del miele durante i banchetti nuziali. La cultura occidentale del nostro tempo sostiene l’esistenza di un potere afrodisiaco in molti cibi anche di abituale consumo quotidiano, tra questi: la cioccolata, lo zenzero, la polenta, il tartufo, le ostriche, i mirtilli e tanti altri. Tra tutti, però, il peperoncino, grazie ai principi attivi che contiene, al sapore, al colore e in sostanza al simbolismo “piccante” che racchiude, è senz’altro una degli alimenti più adatti a stimolare nell’essere umano il desiderio sessuale e a metterlo nelle condizioni migliori per soddisfarlo.
Infatti i principi attivi del peperoncino agiscono in tal senso in vario modo: l’olio etereo capsicolo e la ricchezza di vitamina E conferiscono a questa pianta un’azione simil amfetaminica (aumento “transitorio” delle prestazioni sessuali); la capsaicina, dopo una violenta stimolazione delle papille gustative porta ad un rilascio di oppiodi endogeni che hanno un’azione simil–morfinica , provoca , inoltre, un’elevata vasodilatazione lombosacrale ed agisce da stimolo sulla mucosa intestinale aumentando la produzione di un ormone (VIP), che porta ad una chiusura delle comunicazioni artro-venose creando tumescenza dei tessuti erettili.
giovedì 24 aprile 2008
Il clown e il bambino: l’incontro in corsia
Il progetto, come esplicato sul sito http://www.clownforma.net/, si propone di fotografare e modellizzare la realtà esistente nell'ambito della clown terapia e di formare professionisti clown in corsia in grado di operare nelle strutture ospedaliere. E’ , infatti, convinzione unanime che la gioia debba essere promossa e introdotta in tutti gli ambienti, ma prima di tutto negli ambienti in cui si soffre proprio perché l'energia della gioia rigenera, purifica, irradia, espande, unisce, armonizza. La gioia è una dote innata dell'individuo che traumi o dolori possono aver nascosto. Lo scopo di questo progetto, dunque, è proprio quello di portare i volontari clown a ritrovare prima di tutto la gioia in loro stessi, imparando a donarla, attraverso il servizio disinteressato, ai bambini che soffrono e che tramite quest’energia possono rinascere o “solo” sentirsi alleviare il dolore psico-fisico da cui inesorabilmente sono afflitti.
Tutto ciò è sostenuto dall’evidenza, oramai ampiamente risaputa e dimostrata, secondo cui il “ridere” nel bambino abbia effetti positivi e terapeutici…c’è chi parla di un tonico esercizio muscolare, chi di fenomeno distensivo e purificativo delle vie respiratorie superiori. Ridere può far cessare una crisi d’asma, può rilassare le fibre dei bronchi, agevola la respirazione e gli scambi polmonari, abbassa persino il tasso di grasso nel sangue… Tutto il corpo che ride si distende. Da quando si inizia a ridere, il cuore e la respirazione accelerano i ritmi, la tensione arteriosa cala e i muscoli si rilassano.
Oggi ampiamente nota grazie al medico Hunter "Patch" Adams, generalmente riconosciuto come l'ideatore di questa terapia olistica molto particolare (che il recente successo cinematografico di Robin Williams ha definitivamente consacrato al grande pubblico), la clownterapia non è più una novità: in occasione del dibattito di giorno 19 Aprile 2008, anche a Polistena , piccola cittadina della Piana di Gioia Tauro in Calabria, si è giunti a conoscenza di questa nuova realtà atta a sdrammatizzare le pratiche sanitarie, mutare segno alle emozioni negative, quali paura, rabbia, delusione, tristezza, farle esprimere, gestirle e virarle al positivo, verso il sorriso, il coraggio, la speranza, la gioia...!
Gli interventi, moderati dalla dott.sa Daniela Labbate, dopo un’ampia introduzione della dott.sa Politanò, hanno visto protagonisti : la dott.sa Marcella Fazzi (psico-oncologa appartenente al I.I.P.R.T.H.P.), il dott. Roberto Flangini (Presidente Federazione nazionale CLOWN DOTTORI), Il dott. Domenico Minasi (direttore U.O. di pediatria all’ospedale “S. Maria degli Ungheresi”) e la Dott.ssa Angela Porcino (psicologa Villa Betania di reggio Calabria). I temi trattati hanno avuto come comune denominatore “l’umanizzazione delle strutture ospedaliere”, per l’ottemperamento di questo scopo sono state evidenziate diverse strategie possibili, quali appunto l’introduzione del clown di corsia negli ospedali, ma anche e soprattutto la bonifica delle strutture e la revisione delle modalità d’accoglienza all’interno dei presidi ospedalieri ed in maggior misura in reparti pediatrici.
sabato 12 aprile 2008
L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello
Il libro è suddiviso in quattro sezioni: la prima parte raccoglie una serie di storie i cui pazienti sono afflitti da una sindrome legata alla perdita di una funzione cerebrale. In questa sezione si trova, a detta dell’autore, il caso clinico più importante ed interessante che dà il nome a questo libro (l’uomo che scambiò sua moglie per un cappello). La seconda sezione riguarda invece i casi in cui vi è un esubero, un eccesso nella sintomatologia, nella terza vengono descritti storie di reminescenze e l’ultima è dedicata al mondo dei semplici. Buona lettura...
The Right Brain vs Left Brain...
L’Herald Sun ha pubblicato un test che sta facendo impazzire il web: si tratta, in poche parole, dell’immagine di una ballerina della quale si percepisce una rotazione in senso orario o antiorario, a seconda della parte del cervello, destra o sinistra, che l'osservatore utilizza di più. Ci si ritrova, dunque, a cospetto di individui che avvertono una rotazione verso destra, da qui pare si deduca un maggior utilizzo dell'emisfero cerebrale destro (al quale sono legate specifiche funzioni: usa i sentimenti, è orientato a percepire il quadro generale, prevale l’immaginazione, simboli ed immagini, presente e futuro, filosofia e religione, riesce ad arrivarci, credere, apprezzare, percezione spaziale, conosce la funzione delle cose, si basa sulla fantasia, possibilità del momento impetuoso, corre rischi).
martedì 8 aprile 2008
La fecondazione medicalmente assistita
La sterilità di coppia è una condizione che oggi affligge un elevato numero di coppie e la sua incidenza appare, peraltro, notevolmente aumentata negli ultimi anni a seguito di numerosi fattori, tra cui non ultimi, quelli di ordine socio-economico che spingono alla ricerca di una gravidanza in età sempre più avanzata. Esistono varie tecniche di fecondazione assistita in base alla patologia riscontrata in uno o in entrambi i partner della coppia sterile (ICSI; GIFT; FIVET) che sfruttano due modalità, a seconda della disponibilità dei gameti:
Fecondazione omologa, quando il seme e l'ovulo utilizzati nella fecondazione assistita appartengono alla coppia di genitori del nascituro, che presenterà quindi un patrimonio genetico ereditato da entrambi i genitori.
Fecondazione eterologa, si verifica quando il seme oppure l'ovulo (ovodonazione) provengono da un soggetto esterno alla coppia. Esistono banche del seme che conservano liquido seminale e ovuli (molto più rari): donatori lasciano campioni che vengono conservati nel centro ed utilizzati da coppie nelle quali solitamente uno dei partner ha problemi di fertilità.
La prima, e soprattutto quella di più facile esecuzione è la “AIH” o inseminazione artificiale, in cui il liquido seminale (del partner, autologa o del donatore, eterologa) viene deposto direttamente in vagina, superando l’ostacolo di un muco cervicale non idoneo, di una malformazione dell’apparato femminile o di un fattore maschile d’impotenza (ipospadia,imp. Coeundi, oligospermia, epispadia). Ci sono poi molte altre tecniche più complesse :
lunedì 31 marzo 2008
Infibulazione, orrore importato da punire
Sotto il nome generico di infibulazione, vengono spesso raccolte tutte le mutilazioni a carico dei genitali femminili, praticate in 28 paesi dell'Africa sub-sahariana, per motivi non terapeutici,che ledono fortemente la salute psichica e fisica delle bambine e donne che ne sono sottoposte. L' OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha distinto le mutilazioni in 4 tipi differenti a seconda della gravità per il soggetto:
Circoncisione o infibulazione as sunnah: si limita alla scrittura della punta del clitoride con fuoriuscita di sette gocce di sangue simboliche
Escissione al uasat: asportazione del clitoride e taglio totale o parziale delle piccole labbra
Infibulazione o circoncisione faraonica o sudanese: asportazione del clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell'urina e del sangue mestruale.
Negli ultimi anni, l'immigrazione ha portato anche in Italia l'orrore di queste mutilazioni genitali femminili (Mgf). Dall'Africa e dal Medio Oriente arrivano donne che hanno subito infibulazioni, escissioni e clitoridectomie e bambine candidate alla stessa sorte delle loro madri, con operazioni fatte qui, in ambulatori improvvisati all'interno delle comunità, o durante viaggi in patria.
giovedì 27 marzo 2008
Ru486, la pillola per l'aborto non chirurgico
In Italia l'IVG viene praticata solo con intervento chirurgico, anche se la scienza si e' evoluta e ha trovato nuovi metodi, meno dispendiosi economicamente e meno traumatici per la donna, come appunto quello farmacologico della RU486. Da poco però, la commissione tecnico-scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha dato parere favorevole alla richiesta di autorizzazione al commercio, attraverso la procedura di mutuo riconoscimento, della Ru486 : la domanda era stata avanzata a fine novembre 2007 dalla Exelgyn, ditta farmaceutica francese produttrice del composto farmacologico. Si tratta del primo step sulla strada che potrebbe rendere la “pillola del mese dopo” disponibile in Italia, come farmaco utilizzabile esclusivamente in ospedale, e dunque classificato in fascia H.
lunedì 3 marzo 2008
Il Prozac? Meglio Platone…
La differenza tra coloro che sono stati sottoposti a terapia con i suddetti farmaci e coloro che hanno assunto un placebo non è poi così grande, il significato di questa tesi, dunque, è facilmente intuibile: i depressi possono guarire anche senza ausilio di sostanze chimiche; per i casi di depressione, dunque, è meglio tentare prima la psicoterapia tradizionale, il cognitivismo/comportamentismo o l’esercizio fisico.
domenica 2 marzo 2008
E tu..."che parcheggio sei"?
sabato 1 marzo 2008
Tre DNA per un embrione, passi da gigante !
Sfogliando quotidiani e periodici o navigando sul web durante l’ultima settimana, vi sarete sicuramente confrontati con titoli di testa del tipo: “Un figlio procreato da tre genitori”, “Tre genitori per un embrione”, “Creato un embrione umano da un uomo e due donne” o addirittura “Figlio di un’ammucchiata ante litteram”. Sarebbe forse stato troppo chiedere ai giornali di fornire ai propri lettori maggiori informazioni sullo "stato dell'arte" della prevenzione "reale" di questo tipo di malattie mitocondriali, nonchè maggiori dettagli sul piano medico e genetico, invece che enfatizzare l’ennesimo “schiaffo” alla moralità? Forse sarebbe stato troppo anche attendersi qualche commento critico circa le problematiche psicologiche legate all'utilizzo di questo tipo di tecnica ?
Probabilmente avremmo preteso troppo, impedendo alla notizia di fare scalpore e suscitare lo sbizzarrirsi della critica. Dopo aver preso atto dell’incompletezza che ha caratterizzato il diffondersi della notizia, crediamo sia utile permettere ai nostri lettori di valutare "in toto" lo studio effettuato a Newcastle. Partiamo dall’informazione: I ricercatori inglesi hanno condotto il loro esperimento su 10 embrioni di scarto provenienti da trattamenti di fertilizzazione in vitro. Da questi embrioni hanno prelevato il nucleo contenente il materiale genetico del padre e della madre (affetta da una malattia mitocondriale) per poi impiantarlo in un ovulo donatore, in cui il Dna era stato completamente rimosso, ad eccezione dei geni che controllano lo sviluppo del mitocondrio.
Risultato: gli embrioni si sono sviluppati normalmente e in test condotti sui topi hanno mostrato che sebbene contengano il materiale genetico di tre soggetti, il Dna dell'ovulo del donatore influenza soltanto lo sviluppo del mitocondrio e nessun'altra caratteristica del nascituro. Una grande conquista per il mondo medico; se messa in atto, infatti, la tecnica annullerebbe la trasmissione genetica delle malattie mitocondriali. Ma qualcuno di voi ha mai sentito parlare di malattie mitocondriali o di possibilità di cura delle stesse? Probabilmente non si tratta di un argomento riguardante la popolazione dedita alla critica, interessa piuttosto i soggetti affetti dalle suddette patologie e principalmente la loro prole dato che, purtroppo, tutte le sindromi mitocondriali ereditarie non sono ancora oggetto di cura con le nuove tecniche d'impiego delle staminali.
Le affezioni del mitocondrio, appunto, sono un gruppo di circa 50 malattie essenzialmente di tipo neuromuscolare, caratterizzate da una degenerazione a livello neurologico e muscolare, possono anche provocare rarissime forme di cecità e di sordità, e una rara forma di diabete, oltre l'epilessia. Gli sviluppi della ricerca scientifica e le possibilità di manipolare le strutture biologiche di un essere umano nelle fasi più delicate del suo sviluppo richiedono una nuova coscienza morale, una diffusa consapevolezza delle responsabilità che l’estensione del nostro potere tecnologico ci impone.
Fecondazione, l'ultima sfida...
E’ colpa di Cuaròn…
Valutando la mia decisione di aprire quest’articolo citando un certo Alfonso Cuaròn, il 99,9% dei lettori avrà già “cambiato canale” giustificando la propria scelta con un sussurrato e lapidario “Basta con questi pazzi pazzi cervelloni”. Ma quell’esiguo 0,1%, che non avrà agito assecondando quell’istinto primordiale chiamato superficialità, sta per venire a conoscenza della vera identità del personaggio che oggi è protagonista del nostro incipit, e soprattutto di quella che può esser definita la sua più grande colpa: aver messo in scena il film, tratto dal romanzo di P. D. James, dal titolo “I figli degli uomini”.
Sarà stata davvero questa pellicola, datata 2006 e fantascientificamente costruita ed incentrata sul problema dell’incapacità dell’uomo a procreare, a spingere un gruppo di scienziati inglesi dell’Università di Newcastle Upon Tyne verso la scoperta di un modo utile a prevenire questa assurda profezia?
Cari uomini addio? Dopo avere raggiunto la parità dei sessi, ora le donne potrebbero attuare il sorpasso “definitivo” nei confronti del maschio, rendendosi autonome nell’unica cosa che fino ad oggi non avrebbero neanche potuto sognare: autofecondarsi. A volte un film…!!!
venerdì 15 febbraio 2008
Insonnia da cellulare, le radiazioni disturbano il sonno
E’ quanto emerge da una ricerca condotta dai ricercatori del Karolinska Institute e dell’Università di Uppsala, in Svezia, e coordinata dalla Wayne State University del Michigan, negli Stati Uniti.
La cattiva notizia farà certamente godere di soddisfazione tutti coloro che ne sostengono addirittura la nocività assoluta, perfino nelle ore baciate dal sole pieno e splendente. Quasi che l’ormai irrinunciabile telefonino fosse, appunto, uno strumento micidiale, un dispositivo che serve soprattutto a bollire il cervello, se non proprio un pronipote delle bombe “silenziose” che compaiono nelle storie di fantascienza. Pubblicato dal quotidiano “The Indipendent” , lo studio ha preso in esame 70 individui (35 uomini e 36 donne) di età compresa tra i 18 e i 45 anni: una parte di loro è stata sottoposta ad un bombardamento di radiazioni del tutto simili a quelle emesse da un normale telefono cellulare, un’altra parte, invece, ha fatto da gruppo di controllo e cioè è stata sottoposta a ’false’ radiazioni, situazione paragonabile ad una ’non-esposizione’; a tutti però è stato detto di avere subito gli effetti degli stessi campi elettromagnetici.
Il processo fisiopatologico relativo è spiegato dal prof. Bengt Arnetz, che ha guidato le ricerche: egli asserisce che le radiazioni dei cellulari possono essere intese come “evento stressante il sistema nervoso centrale” e , come ogni tipo di “stressor” patologico esistente, influire negativamente su stato di veglia, concentrazione e sonno degli individui.
Soffrite d'insonnia? Iniziate con lo spegnere il telefonino prima di andare a dormire.
domenica 10 febbraio 2008
II CASO CLINICO...
Il paziente è un maschio sulla cinquantina.
Viene ricoverato in seguito a una febbre durata 8 giorni, con picchi di 40°C, scesa dopo auto-somministrazione di una cefalosporina, poi auto-sospesa, con ripresa della febbre.
Riferisce calo ponderale (8 chili negli ultimi 6 mesi).
Anamnesi fisiologica:
-unico dato disponibile : beve un litro di vino al giorno.
Anamnesi patologica remota:
- ricovero in cardiologia un paio d'anni fa per sincope e dolore toracico, nella diagnosi di dimissione si cita stenosi aortica e linfoadenopatia di origine sconosciuta.
- nel 2002 riscontro di una massa testicolare; il paziente è rassicurato dal medico curante che fa diagnosi di cisti;
Esame obiettivo:
- soggetto piuttosto magro
- linfoadenopatia asimmetrica cervicale e mandibolare (non particolarmente rilevante, con margini sfumati)
- massa testicolare delle dimensioni di una noce (che il paziente dice essere modestamente aumentata dalla sua comparsa)
- soffio sistolico di 3/6 in focolaio aortico.
Cosa ne pensate?Cosa fareste?
giovedì 31 gennaio 2008
Il nodulo tiroideo
CHE ESAMI EFFETTUARE?
Gli esami che ci aiutano a capire meglio la natura del nodulo e la sua funzionalità sono in ordine di esecuzione: i dosaggi ormonali a livello ematico, l'ecografia , la scintigrafia e l'ago aspirato (FNAB).
Innanzitutto, dunque, bisogna valutare le concentrazioni ematiche degli ormoni tiroidei (FT3, FT4) e del principale stimolatore di crescita e increzione tiroidea: l'ormone tireostimolante, di produzione ipofisaria (TSH). Altrettanto utile è il dosaggio degli autoanticorpi (antiperossidasi, antimicrosomiali, antitireoglobulina, TSH-R e TSH-I) per escludere una tiroidite autoimmune (es. "di Hashimoto"), che può, talvolta, manifestarsi con la presenza di noduli. Il dosaggio della calcitonina sierica è utile come "marker" umorale del carcinoma midollare, tumore tiroideo molto raro.
L'ecografia è l'esame principalmente utile per l'individuazione e lo studio dei noduli tiroidei. Essa è in grado di evidenziare noduli del diametro di 1-2 mm. Con l'esame ecografico si distinguono i noduli in solidi (ipoecogeni, isoecogeni o iperecogeni), cistici (iperecogeni) e misti. Il carcinoma è più frequentemente solido ed ipoecogeno, in casi rari può svilupparsi a partire dalla parete cistica. L'ecografia non è in grado di distinguere il nodulo benigno da quello maligno, però esistono dei segni ecografici predittivi di malignità: a) noduli ipoecogeni b) noduli con margini irregolari c) noduli con micocalcificazioni d) noduli con diametro antero-posteriore maggiore del diametro longitudinale e)assenza di alone periferico f) presenza di spots vascolari intranodulari caotici.
La scintigrafia si esegue somministrando al paziente una dose di iodio o tecnezio radioattivo e valutando la captazione di questo tracciante da parte della tiroide e di eventuali noduli presenti. Essa offre importanti informazioni: 1) caratterizzazione funzionale del nodulo (il nodulo caldo è iperfunzionante, il nodulo freddo è ipofunzionante, il nodulo tiepido normofunzionante. 2) Identificazione di noduli in sede mediastinica. 3) identificazione di metastasi da carcinoma tiroideo differenziato. In uno studio condotto su 5.000 pazienti, l'80% dei noduli erano freddi, 10,5 tiepidi, 5,5 caldi. Il 16% dei noduli scintigraficamente freddi erano maligni, il 4% dei noduli caldi ed il 9% dei noduli tiepidi. In conclusione, la scintigrafia non è in grado di predire la malignità del nodulo tiroideo.
Infine, l'esame che ci consente di differenziare il nodulo benigno dal maligno è la FNAB, e cioè: "fine needle aspiration biopsy" (biopsia per aspirazione con ago sottile). La tecnica è relativamente semplice: si tratta di prelevare con una siringa ed un ago sottile qualche goccia di materiale dal nodulo. Se il nodulo è palpabile all'esame obiettivo può essere effettuata a mano libera, altrimenti si può usare la guida ecografica. Il paziente non ha bisogno di alcuna preparazione e subito dopo il prelievo può tornare a casa. Il risultato di questo esame può essere di 4 tipi: 1) nodulo benigno, 2) nodulo maligno, 3) nodulo sospetto, 4) prelievo inadeguato.
Nel 4% dei caso il prelievo va ripetuto.
lunedì 28 gennaio 2008
La Schizofrenia, dal greco σχιζοφρένεια..."mente divisa"
La Schizofrenia è una psicosi a decorso cronico che può arrestarsi o regredire, non permettendo tuttavia una completa guarigione. Elementi unificanti di questa sindrome sono: l'età d'esordio (giovanile, tra la tarda adolescenza e i 20-25 anni), il decorso (più o meno rapidamente progressivo) e l'esito (in un quadro simil-demenziale).
L'identificazione della patologia è basata sull'associazione di tre componenti psicopatologiche fondamentali:
1. Trasformazione della realtà, fenomenologicamente espressa da deliri ed allucinazioni;
2. Impoverimento affettivo, che si manifesta con alogia (povertà dell'eloquio), abulia (inibizione della volontà), apatia (distacco affettivo) ed asocialità;
3. Disorganizzazione del pensiero, dell'eloquio e del comportamento;
Il quadro clinico conclamato è preceduto da una fase prodromica caratterizzata da modificazioni importanti riguardanti la sfera relazionale e sociale del soggetto (riduce i contatti interpersonali, mostra una peggiore performance scolastico/lavorativa e sociale) al punto da indurre i familiari a definirlo quasi irriconoscibile. Possono comparire idee strane o bizzarre, convinzioni di tipo magico, interesse per lo studio della telepatia o chiaroveggenza, religiosità estrema, affiancate dalla comparsa di una forte componente ansiosa. Esperienza tipica dell'esordio è quella connessa allo "stato d'animo (umore) predelirante": si tratta di un'esperienza soggettiva terrificante, l'individuo avverte che qualcosa di indefinibile che lo riguarda sta per accadere; un senso di vuoto, di insicurezza, di angoscia pervadono il soggetto e da questo sentimento di vuoto incolmabile nasce per il paziente la necessità di aggrapparsi ad un'idea, un significato, qualsiasi esso sia, che abbia un valore rassicurante e rasserenante, nasce così il delirio che introduce la fase attiva della schizofrenia.
Questa seconda fase è caratterizzata da eventi psicopatologici rilevanti, a volte sconvolgenti le caratteristiche del soggetto. I tratti essenziali della malattia sono rappresentati da un insieme di segni e sintomi (positivi e negativi) che devono essere presenti per un certo periodo di tempo(almeno un mese per alcuni, almeno 6 mesi per altri):
1. Deliri
- di persecuzione: il soggetto crede di essere perseguitato, spiato da amici, parenti, vicini di casa;
- di riferimento: la persona crede che determinati gesti, commenti, articoli di giornale siano diretti espressamente a lei;
- di inserzione del pensiero: includono la credenza che i propri pensieri vengano inseriti nella mente;
- di controllo: che il corpo o le azioni siano mossi o manipolati da una qualche forza estranea;
- di influenzamento: il paziente può pensare che le sue sensazioni o azioni siano controllate (es. da onde radio);
- di lettura del pensiero: credenza che la gente legga nella mente del soggetto o conosca i suoi pensieri;
- erotico: il paziente può ritenere che la sua avvenenza è motivo di corteggiamento o anche di invidia;
- di grandezza: la persona crede di essere in possesso di grandi capacità scientifica e di essere, per questo, ostacolata dai nemici;
- di colpa: convinzione di aver commesso gravi ed imperdonabili errori nei confroni della società;
2. Allucinazioni
Sono presenti con maggiore frequenza quelle uditive (voci sussurrate, mormorate, udite con tono normale o dialoganti, che commentano, criticano le azioni del paziente o lo minacciano), le allucinazioni visive, presenti in una minore percentuale di casi, si caratterizzano per essere elementari o complesse, in quest'ultimo caso tridimensionali (ad es. il paziente vede una persona entrare nella sua stanza e sedersi accanto al letto);
3. Eloquio disorganizzato
La persona può scivolare dalla traccia, da un argomento all'altro (deragliamento), fornire risposte oblique, non correlate alle domande poste (tangenzialità), associare parole in base alla loro somiglianza semantica o assonanza, il discorso diviene quasi incomprensibile, fino alla cosiddetta "insalata di parole";
4. Comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico
Progressivo deterioramento della cura e dell'igiene personale; nella catatonia si osserva un accentuato disinteresse per la realtà esterna ed una riduzione della risposta alla stimolazione esterna (con assunzione di posizione fisse e bizzarre); all'estremo opposto si verifica: eccitamento catatonico.
5. Sintomi negativi
Appiattimento dell'affettività, alogia, abulia, anedonia(difficoltà a trovare interesse per qualsiasi tipo di attività).
Di questi 5 sintomi caratteristici ne devono esser presnti almeno 2 per un periodo di un mese, inoltre, per fare diagnosi sono necessari le seguenti condizioni:
- Disfunzione sociale/scolastico/lavorativa;
- Durata: segni continuativi del disturbo persistono per almeno 6 mesi (1 mese di sintomi attivi, il resto sintomatologia prodromica o residua);
- esclusione disturbi Schizoaffettivi e dell'umore;
- Esclusione di abuso di sostanze o condizione medica generale pre-esistente;
La terapia è sia psicofarmacologica (neurolettici ed antipsicotici atipici) che riabilitativa (necessità che il malato recuperi capacità perdute o mai acquisite e quindi ruoli adeguati nel proprio ambito familiare e sociale).
sabato 26 gennaio 2008
PERCHÈ SMETTERE DI FUMARE?
ENTRO 20 MINUTI
- si normalizza la pressione arteriosa
- si normalizza il battito cardiaco
- torna normale la temperatura di mani e piedi
ENTRO 8 ORE
- scende il livello di anidride carbonica nel sangue
- si normalizza il livello di ossigeno nel sangue
ENTRO 24 ORE
- diminuisce il rischio di attacco cardiaco
ENTRO 48 ORE
- iniziano a ricrescere le terminazioni nervose
- migliorano i sensi dell'olfatto e del gusto
ENTRO 72 ORE
- si rilassano i bronchi, facilitano il respiro
- aumenta la capacità polmonare
DA 2 SETT. A 3 MESI
- migliora la circolazione
- camminare diventa sempre meno faticoso
- aumenta del 30% la funzione polmonare
DA 3 A 9 MESI
- diminuiscono affaticamento, respiro corto, sinusite e tosse
- aumenta il livello di energia generale
ENTRO 5 ANNI
- la mortalità da tumore polmonare per il fumatore medio (un pacchetto al giorno) scende da 137 per centomila persone a 72. Dopo dieci anni scende a 12 per centomila che é la normalità.
ENTRO 10 ANNI
- le cellule precancerose vengono rimpiazzate
- diminuisce il rischio di altri tumori: alla bocca, alla laringe, all'esofago, alla vescica, ai reni e al pancreas.
- diminuisce il rischio di attacco cardiaco .
Se tutto ciò non basta a farti cambiare idea, guarda questo video, ti convincerai che vale la pena di smettere:
Ecco quello che finisce nei vostri polmoni dopo aver fumato 10 sigarette al giorno per 20 giorni...
venerdì 25 gennaio 2008
MMSE e demenza...
Il paziente sa riferire:
ANNO (1 punto)
STAGIONE (1 punto)
MESE (1 punto)
GIORNO DEL MESE (1 punto)
GIORNO DELLA SETTIMANA (1 punto)
Il paziente sa riferire:
STATO (1 punto)
REGIONE (1 punto)
CITTÀ (1 punto)
LUOGO (1 punto)
PIANO in cui si trova (1 punto)
(max punti 5+5)
2) Memoria
(max. punti 3 )
Il medico pronuncia ad alta voce (una sola volta) il nome di 3 oggetti (CASA, GATTO, PANE) al ritmo di uno al secondo.
Il paziente deve ripeterli una prima volta.
Fa ripetere nuovamente al paziente la sequenza delle 3 parole fino a quando non le abbia imparate.
Contare i tentativi e registrarli (n° massimo di ripetizioni = 6).
3) Attenzione –calcolo
(max. punti 5)
Sottrazione seriale di 7 da 100 (93-86-79-72-65)
Fermarsi dopo le prime cinque risposte.
Se il paziente avesse difficoltà di calcolo, far scandire lettera per lettera la parola "MONDO" all'indietro (ODNOM).
4) Richiamo di 2
(max.punti 3)
Richiamare i 3 termini precedentemente imparati.
5) Linguaggio
Il paziente deve riconoscere un oggetto.
(max. punti 9)
“Come si chiama questa?” (indicando una MATITA) (1 punto)
“Come si chiama questo?” (indicando un OROLOGIO) (1 punto)
Ripeta “NON C’È NÉ SE, NÉ MA CHE TENGA” (1 punto)
(CRONOS=tigre contro tigre)
Esecuzione di un COMPITO su comando:
a) Con la mano destra prenda questo foglio (1 punto)
b) lo pieghi a metà (1 punto)
c) lo appoggi sulle sue ginocchia (1 punto)
Presentare al paziente un foglio con la seguente scritta
“CHIUDA GLI OCCHI”.
Fare scrivere al paziente una FRASE formata almeno da soggetto e verbo (1 punto ):
Frase:___________________________________________________
Far copiare al paziente il DISEGNO (1 punto):
Specificare il ivello di coscienza del paziente:
Allerta
Assopito
Stupor
Coma
Il MMSE comprende 30 specifiche prove ed è ben riproducibile se si utilizza la versione standardizzata. 35 Diversi studi indicano che un punteggio al MMSE inferiore a 24/30 presenta sufficiente sensibilità (80-90 per cento) e specificità (80 per cento) per poter discriminare tra i casi affetti da demenza ed i soggetti normali di controllo.
mercoledì 16 gennaio 2008
"Il suono della vita"
Anche il DNA ha una sua “melodia”, ribattezzata subito “Il suono della vita”.
Si tratta di una pseudomusica prodotta dalle vibrazioni, dai movimenti del Dna stesso che è stato registrato e fatto ascoltare da un team italo-americano guidato dal docente di Biologia molecolare dell’Università di Bologna, Carlo Ventura, e dal fisico James Gimzewski dell’università di Los Angeles (California). Si suppone che gli antichi saggi taoisti siano i precursori di questa sensazionale scoperta, le cui intuizioni sono state confermate dalla fisica moderna.
Anche la tradizione sciamanica, come conferma il libro di Jeremy Narby, “Le serpent cosmique” , postulava l’esistenza di una “MUSICA” proveniente dagli spiriti della natura dalla quale si traevano le conoscenze e le pratiche di guarigione. La medicina cinese continua tutt’oggi ad utilizzare i suoni vibranti per il riequilibrio degli organi, ma la scoperta del prof. Ventura è a dir poco epocale. Il nostro genoma è costituito da migliaia di anse, ripiegamenti che impacchettano la struttura lunga 2 metri della molecola DNA, in pochi millesimi di millimetro di diametro del nucleo: hanno una funzione puramente architettonica, di sostegno, non sono mera “spazzatura” come si credeva qualche tempo fa. Tali ripiegamenti sono dinamici nell'assemblarsi e nel disassemblarsi, e questo loro muoversi in continuazione viene trasmesso a strutture del citoscheletro fino a creare una vibrazione sulla superficie della cellula.
Questa vibrazione è compresa nell'arco di frequenze udibili dall'orecchio umano, il lavoro del team ha perciò mirato allo sviluppo di un approccio in grado di rilevare questi suoni.
Ciò che emerge è che i rumori sono contingenti alla funzione cellulare, in termini di espressione di geni. Ragionando all’inverso, c’è da capire se riproducendo determinati suoni si possa istruire la cellula a svolgere particolari compiti, in altri termini, se possa essere oggetto di condizionamento. Quando e soprattutto Se si arriverà a scoprire che a differenziamenti cellulari specifici corrispondo frequenza sonore identificative, si potrà tentare, in ambito laboratoristico, di ottenere un differenziamento facendo ascoltare alla cellula questi suoni.
Non si tratta di una semplice curiosità, ma si prospetta la possibilità che gli scienziati, come i direttori d’orchestra, siano capaci, con la musica, di orientare lo sviluppo delle cellule staminali e curare malattie oggi inguaribili.