La frase del mese...

“Ma i moralisti han chiuso i bar e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori: è bello ritornar "normalità", è facile tornare con le tante stanche pecore bianche! Scusate, non mi lego a questa schiera: morrò pecora nera!” (Francesco Guccini)

giovedì 24 aprile 2008

Il clown e il bambino: l’incontro in corsia


I volontari del servizio civile operanti presso il comune di Polistena, con la collaborazione del Presidio ospedaliero “S. Maria degli Ungheresi”, hanno organizzato, in data 19-04-2008, e gestito , sotto la supervisione della dott.sa Melania Politanò, la specialista in materia, una giornata di microformazione destinata in primis alla “Polistena giovane” e promossa dal progetto, nato dalla collaborazione tra sei regioni italiane (Toscana, Piemonte, Lazio Liguria, Sardegna e Calabria): “Clown : la medicina del sorriso”.

Il progetto, come esplicato sul sito http://www.clownforma.net/, si propone di fotografare e modellizzare la realtà esistente nell'ambito della clown terapia e di formare professionisti clown in corsia in grado di operare nelle strutture ospedaliere. E’ , infatti, convinzione unanime che la gioia debba essere promossa e introdotta in tutti gli ambienti, ma prima di tutto negli ambienti in cui si soffre proprio perché l'energia della gioia rigenera, purifica, irradia, espande, unisce, armonizza. La gioia è una dote innata dell'individuo che traumi o dolori possono aver nascosto. Lo scopo di questo progetto, dunque, è proprio quello di portare i volontari clown a ritrovare prima di tutto la gioia in loro stessi, imparando a donarla, attraverso il servizio disinteressato, ai bambini che soffrono e che tramite quest’energia possono rinascere o “solo” sentirsi alleviare il dolore psico-fisico da cui inesorabilmente sono afflitti.

Tutto ciò è sostenuto dall’evidenza, oramai ampiamente risaputa e dimostrata, secondo cui il “ridere” nel bambino abbia effetti positivi e terapeutici…c’è chi parla di un tonico esercizio muscolare, chi di fenomeno distensivo e purificativo delle vie respiratorie superiori. Ridere può far cessare una crisi d’asma, può rilassare le fibre dei bronchi, agevola la respirazione e gli scambi polmonari, abbassa persino il tasso di grasso nel sangue… Tutto il corpo che ride si distende. Da quando si inizia a ridere, il cuore e la respirazione accelerano i ritmi, la tensione arteriosa cala e i muscoli si rilassano.


Addirittura pare che ridere combatta la stitichezza e provochi una tale ginnastica addominale che massaggia in profondità l’apparato digestivo, inoltre, distrae dal dolore, diminuisce l’insonnia e aumenta l’ottimismo!!!

Oggi ampiamente nota grazie al medico Hunter "Patch" Adams, generalmente riconosciuto come l'ideatore di questa terapia olistica molto particolare (che il recente successo cinematografico di Robin Williams ha definitivamente consacrato al grande pubblico), la clownterapia non è più una novità: in occasione del dibattito di giorno 19 Aprile 2008, anche a Polistena , piccola cittadina della Piana di Gioia Tauro in Calabria, si è giunti a conoscenza di questa nuova realtà atta a sdrammatizzare le pratiche sanitarie, mutare segno alle emozioni negative, quali paura, rabbia, delusione, tristezza, farle esprimere, gestirle e virarle al positivo, verso il sorriso, il coraggio, la speranza, la gioia...!



Gli interventi, moderati dalla dott.sa Daniela Labbate, dopo un’ampia introduzione della dott.sa Politanò, hanno visto protagonisti : la dott.sa Marcella Fazzi (psico-oncologa appartenente al I.I.P.R.T.H.P.), il dott. Roberto Flangini (Presidente Federazione nazionale CLOWN DOTTORI), Il dott. Domenico Minasi (direttore U.O. di pediatria all’ospedale “S. Maria degli Ungheresi”) e la Dott.ssa Angela Porcino (psicologa Villa Betania di reggio Calabria). I temi trattati hanno avuto come comune denominatore “l’umanizzazione delle strutture ospedaliere”, per l’ottemperamento di questo scopo sono state evidenziate diverse strategie possibili, quali appunto l’introduzione del clown di corsia negli ospedali, ma anche e soprattutto la bonifica delle strutture e la revisione delle modalità d’accoglienza all’interno dei presidi ospedalieri ed in maggior misura in reparti pediatrici.


Che ne pensate? Lasciate una vostra impronta cliccando sul link "commenti" qui in basso.

sabato 12 aprile 2008

L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello


Accostandosi ai casi neurologici in maniera che oggi verrebbe definita olistica, Oliver Sacks costituisce un esempio per tutti coloro che si trovano ad avere a che fare, professionalmente, con la sofferenza. Prima che casi clinici, bizzarrie neuropsicologiche, i pazienti di Sacks sono uomini e donne che, attraverso la malattia, riflettono un modo personale e originale di vedere il mondo, sono individui nella loro interezza. Sacks, richiamandosi alla tradizione di Ippocrate e Lurjia, è fautore della reintroduzione della storia clinica in medicina.

Il libro è suddiviso in quattro sezioni: la prima parte raccoglie una serie di storie i cui pazienti sono afflitti da una sindrome legata alla perdita di una funzione cerebrale. In questa sezione si trova, a detta dell’autore, il caso clinico più importante ed interessante che dà il nome a questo libro (l’uomo che scambiò sua moglie per un cappello). La seconda sezione riguarda invece i casi in cui vi è un esubero, un eccesso nella sintomatologia, nella terza vengono descritti storie di reminescenze e l’ultima è dedicata al mondo dei semplici. Buona lettura...

The Right Brain vs Left Brain...




L’Herald Sun ha pubblicato un test che sta facendo impazzire il web: si tratta, in poche parole, dell’immagine di una ballerina della quale si percepisce una rotazione in senso orario o antiorario, a seconda della parte del cervello, destra o sinistra, che l'osservatore utilizza di più. Ci si ritrova, dunque, a cospetto di individui che avvertono una rotazione verso destra, da qui pare si deduca un maggior utilizzo dell'emisfero cerebrale destro (al quale sono legate specifiche funzioni: usa i sentimenti, è orientato a percepire il quadro generale, prevale l’immaginazione, simboli ed immagini, presente e futuro, filosofia e religione, riesce ad arrivarci, credere, apprezzare, percezione spaziale, conosce la funzione delle cose, si basa sulla fantasia, possibilità del momento impetuoso, corre rischi).

Altri percepiscono, invece, una rotazione in senso antiorario, dunque, a sinistra (legata ad altre funzioni, quali: usa la logica, è orientato a percepire i dettagli, prevalgono i fatti, parole e linguaggio, presente e passato, matematica e scienza, riesce a comprendere, sapere, riconoscere, percezione di ordine e schema, conosce i nomi delle cose, si basa sulla realtà, crea strategie, pratico, ama la sicurezza), altre ancora asseriscono di veder girare la ballerina un po’ da una parte e un po’ dall’altra.
P.S. E' tutta da dimostrare l’attendibilità scentifica di questa roba, ma è simpatica...

martedì 8 aprile 2008

La fecondazione medicalmente assistita




La sterilità di coppia è una condizione che oggi affligge un elevato numero di coppie e la sua incidenza appare, peraltro, notevolmente aumentata negli ultimi anni a seguito di numerosi fattori, tra cui non ultimi, quelli di ordine socio-economico che spingono alla ricerca di una gravidanza in età sempre più avanzata. Esistono varie tecniche di fecondazione assistita in base alla patologia riscontrata in uno o in entrambi i partner della coppia sterile (ICSI; GIFT; FIVET) che sfruttano due modalità, a seconda della disponibilità dei gameti:

Fecondazione omologa, quando il seme e l'ovulo utilizzati nella fecondazione assistita appartengono alla coppia di genitori del nascituro, che presenterà quindi un patrimonio genetico ereditato da entrambi i genitori.

Fecondazione eterologa, si verifica quando il seme oppure l'ovulo (ovodonazione) provengono da un soggetto esterno alla coppia. Esistono banche del seme che conservano liquido seminale e ovuli (molto più rari): donatori lasciano campioni che vengono conservati nel centro ed utilizzati da coppie nelle quali solitamente uno dei partner ha problemi di fertilità.

Le tecniche utilizzate:

La prima, e soprattutto quella di più facile esecuzione è la “AIH” o inseminazione artificiale, in cui il liquido seminale (del partner, autologa o del donatore, eterologa) viene deposto direttamente in vagina, superando l’ostacolo di un muco cervicale non idoneo, di una malformazione dell’apparato femminile o di un fattore maschile d’impotenza (ipospadia,imp. Coeundi, oligospermia, epispadia). Ci sono poi molte altre tecniche più complesse :

Per la sterilità maschile grave (severe male infertility)

- La “ICSI” (intra cytoplasmatic sperm injection ) che consiste nell’introduzione di un solo spermatozoo nella cellula uovo. E’ indicata in quei rari casi caratterizzati da parametri del liquido seminale molto sotto i valori fisiologici che configurano la “severe male infertility”: numero di spermatozoi x ml = meno di 2 milioni; motilità = inferiore al 40%; presenza di Ab antisperma.

Per la sterilità femminile e la sterilità maschile di lieve e moderata entità

- La “GIFT” (gamete intra Falloppian Transfer) che consiste nel trasferimento dello spermatozoo e dell’oocita nella tuba della donna: la crescita multipla follicolare è iperstimolata dalla somministrazione precedente l’intervento di agonisti del GnRH (Buserelin) associati alle gonadotropine (FSH,HMG,HCG) e/o al citrato di clomifene, in seguito viene effettuato il prelievo dell’oocita per via laparoscopica o vaginale ed il caricamento in un cateterino contenente liquido seminale; dunque si procede all’introduzione laparoscopica di entrambi i gameti in tuba. E’ chiaro che questa tecnica necessita della presenza di almeno una salpinge pervia. E’ indicata in presenza di patologie quali : l’endometriosi lieve o il difetto delle fimbrie tubariche.

- La “FIVET” (Fecondazione in vitro ed Embrio Transfert), indicata in assenza di una pervietà tubarica o di una sua anormale funzionalità, in casi di occlusione o endometriosi di grado severo, in presenza di sterilità da fattori immunologici o fallite inseminazioni artificiali. L’embrione viene ottenuto in provetta in un incubatore e viene trasferito in utero solo quando è allo stadio di 4-6, massimo 8 blastomeri (cellule).