La frase del mese...

“Ma i moralisti han chiuso i bar e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori: è bello ritornar "normalità", è facile tornare con le tante stanche pecore bianche! Scusate, non mi lego a questa schiera: morrò pecora nera!” (Francesco Guccini)

sabato 24 novembre 2012

L'ultima volta - Francesco Guccini


Dopo averla ascoltata mi son detto: "Sono fortunato". Deve essere considerata, infatti, una grande fortuna la contemporaneità con Francesco Guccini, un omone di Pavana che ha disegnato con ognuna delle sue poesie attimi più o meno duraturi della mia vita. Mi sono accostato alle sue liriche un decennio fa quando però ero capace di cogliere esclusivamente il suo grido d'anarchico, nel tempo, ho invece, pian piano, scoperto la sua capacità di fotografare, senza inutili refrains, ogni momento degno di nota di una vita vissuta secondo mille sfaccettature. "L'ultima volta" è un testo alquanto melanconico, con un finale ancor più struggente: non voglio pensare che per Francesco Guccini sia l'ultima volta, non voglio credere che un profeta del genere possa chiudere con la musica senza lasciare all'umanità altri capolavori capaci di segnare, nelle due direzioni di percorso, il cammino di vecchi e giovani...


Quando è stata quell’ultima volta
che ti han preso quei sandali nuovi
al mercato coi calzoni corti
e speranza d’estate alla porta

ed un sogno che più non ritrovi
e quei sandali duravan tre mesi
poi distrutti in rincorse e cammino
quando è stata quell’ultima volta
che han calzato il tuo piede bambino
lungo i valichi dell’Appennino

Quando è stata quell’ultima volta
che ti ho vista e poi forse baciata
dimmi adesso ragazza d’allora
quando e dove te ne sei andata
perchè e quando ti ho dimenticata

Ti sembrava durasse per sempre
quell’amore assoluto e violento
quando è stato che finito il niente
perchè è stato che tutto si è spento
non ha visto nemmeno settembre

Quando è stata quell’ultima volta
che hai sentito tua madre cantare
quando in casa leggendo il giornale
hai veduto tuo padre fumare
mentre tu ritornavi a studiare
in quei giorni ormai troppo lontani
era tutto presente e il futuro
un qualcosa lasciato al domani
un’attesa di sogno e di oscuro
un qualcosa di incerto e insicuro

Sarà quando quell’ultima volta
che la vedi e la senti parlare
quando il giorno dell’ultima volta
che vedrai il sole nell’albeggiare
e la pioggia ed il vento soffiare
ed il ritmo del tuo respirare
che pian piano si ferma e scompare

domenica 11 novembre 2012

Parola d'ordine: Protesta


Olimpiadi Messico 1968



                                       Protesta di piazza Tienanmen: 15 Aprile - 4 Giugno 1989



                                          Jafar Panahi, regista iraniano, arrestato con moglie e figlia,
                                                 "Preparava un documentario sulle proteste"

Andrea Pazienza - Fumettista pittore






Andrea Pazienza
(San Benedetto del Tronto, 23 maggio 1956 – Montepulciano, 16 giugno 1988)
è stato un fumettista e pittore italiano. 

Dimmi bel giovane - F. Bertelli



(testo di F. Bertelli, musica di anonimo – 1873)

Dimmi bel giovane,
onesto e biondo:
dimmi la patria
tua qualè
Adoro il popolo,
la mia patria è il mondo,
il pensier libero
è la mia fe’
La casa è di chi l’abita
e un vile è chi lo ignora,
il tempo è dei filosofi
il tempo è dei filosofi.
La casa è di chi l’abita
e un vile è chi lo ignora,
il tempo è dei filosofi,
la terra di chi la lavora.
Addio mia bella
casetta addio,
madre amatissima
e genitor
Io pugno intrepido
per la Comune,
come Leonida
saprò morir
La casa è di chi l’abita
e un vile è chi lo ignora,
il tempo è dei filosofi,
il tempo è dei filosofi.
La casa è di chi l’abita
e un vile è chi lo ignora,
il tempo è dei filosofi,
la terra di chi la lavora.

Enzo Del Re - Musicista "Anarchico"


"Lavorare con lentezza....senza fare alcuno sforzo". Tutti dovrebbero conoscere i meravigliosi testi del cantastorie pugliese Enzo Del Re, spentosi il 6 giugno 2011 dopo una carriera musicale segnata da innumerevoli battaglie contro il sistema politica attaccato dalla combinazione vincente creata dalla sua inconfondibile voce e dai pugni sbattuti contro il suo strumento musicale preferito: una sedia.

Discografia:


33 giri 

1967: percussioni e seconda voce per Antonio Infantino “Ho la criniera da leone (perciò attenzione)” (Dischi Ricordi)
1968: in Dario Fo "Ci ragiono e canto nr.2" (Nuova Scena)
1968: (senza titolo, con Antonio Infantino) Canzoni per la campagna elettorale (edizioni PCI)
1969: "Un sogno di sinistra" (Nuova Scena)
1969: "MTM" (Nuova Scena)
1970: "Diario di Classe" (Nuova Scena)
1971: “Qui tutto bene… e così spero di te (Emigrazione & Imperialismo)” (Nuova Scena)
1972: "La dimensione del nero" (Nuova Scena)
1973: Maul (Voci e ritmi)
1974: Il banditore (CP Record, CP 002)

45 giri 

1975: "Canzone per Tonino Miccichè / San Basilio" (Circoli Ottobre, CO15)
Musicassette 
1992: “A lëggendë da nascëtë dë Maulë” cofanetto con 4 musicasette (edizioni Enzo Del Re realizzate da Funkfulla)
1994: "Canzoni di lotta contro i nemici dell'8 marzo" Cassetta 1 (edizioni Enzo Del Re realizzate da Funkfulla)
1994: "Canzoni di lotta contro i nemici dell'8 marzo" Cassetta 2 (edizioni Enzo Del Re realizzate da Funkfulla)

CD 

2009: in Gianni Cellamare "U Popole mije" (Latarantola)

Documentari 

2010: "Io e la mia sedia" di Angelo Amoroso d'Aragona, Edizioni Dal Sud per Teca del Mediterraneo e More Production, 63 minuti. http://ioelamiasedia.blogspot.it/
2010: "Il pugno sulla sedia - La leggenda popolare di Enzo Del Re", radiodocumentario breve di Francesco Cristino realizzato per l'emittente tedesca Funkhaus Europa

sabato 10 novembre 2012

Rebetiko Gymnastas - Vinicio Capossela



Anche stavolta, come d’altronde ha sempre fatto, Vinicio Capossela ha scelto di sorprendere tutti. Dopo l’ultimo disco in cui il cantautore si era imbarcato in una “marina commedia” in bilico tra musica e letteratura, era difficile credere in una nuova e così precoce ricomparsa dell’ex “corvo torvo” che si ripresenta ai suoi fans con l’album “Rebetiko Gymnastas” che contiene quattro brani inediti, una ghost-track e otto canzoni note reinterpretate in chiave rebetika. Il rebetiko (Ρεμπέτικο) è un genere della musica greca, è nato nei bassifondi della società greca, da persone emarginate che volevano raccontare i loro disagi o le loro peripezie tramite la musica. La tematica delle canzoni riguardava storie di povertà, prigione, droghe, storie d'amore, problemi sociali, prostituzione, in modo passionale, a volte triste e a volte ironico o scherzoso. Siamo lontani dai problemi economico-politici italiani, perché il processo di sensibilizzazione che passa attraverso le tredici canzoni dell’album non riguarda la crisi economica, quanto quella culturale, a ricordarci il consistente debito che tutti abbiamo con la ricca cultura greca, da cui l’omaggio che questo disco vuole essere. Insomma come sempre, una grande opera del caro Vinicio. Buon ascolto…


TRACKLIST:
“Abbandonato”
“Rebetiko mou”
“Gimnastika (Utrennyaya Gimnastika)”
“Misirlou”
“Contrada Chiavicone”
“Con una rosa”
“Non è l’amore che va via”
“Contratto per Karelias”
“Corre il soldato”
“Scivola vai via”
“Come prima” (ghost track)

lunedì 5 novembre 2012

Il settimo sigillo - Ingmar Bergman



« Antonius: Allora la vita non è che un vuoto senza fine! Nessuno può vivere sapendo di dover morire un giorno come cadendo in un nulla senza speranza. 
Morte: Molta gente non pensa né alla Morte né alla vanità delle cose. »


Il settimo sigillo (Det sjunde inseglet) è un film svedese del 1957 diretto da Ingmar Bergman, trasposizione cinematografica della pièce teatrale Pittura su legno (Trämålning) che lo stesso Bergman aveva scritto nel 1955 per la sua compagnia di attori teatrali.
Presentato in concorso al 10° Festival di Cannes, il film vinse il Premio Speciale della Giuria, ex aequo con I dannati di Varsavia di Andrzej Wajda.

Alla vita - Nazim Hikmet



Prendila sul serio (la vita)
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni pianterai un olivo
non perché resti ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
e la vita peserà di più sulla bilancia.

domenica 4 novembre 2012

Prima lezione di medicina - Giorgio Cosmacini




Cos'è la medicina? Il quesito non è semplice perché i fattori che incidono sulle possibili risposte sono molti: storici, anzitutto, e poi, nell'attualità, legati al senso comune (dei pazienti) e al sapere tecnico-scientifico (dei medici), ma anche all'anagrafe (sesso ed età) dei soggetti interessati, al loro coinvolgimento fisico e psichico, al loro stato sociale e culturale, cioè al loro ceto, al loro censo, alla loro mentalità e alle loro credenze. In questa Prima lezione Giorgio Cosmacini delinea ruolo e funzioni dell'arte medica attraverso l'analisi dei suoi aspetti più significativi: le risorse della guarigione, la terapia delle malattie e la cura dei malati, il primato della prevenzione, l'importanza della riabilitazione; poi la funzione, tra scienza e mito, della ricerca, della tecnica, dell'esercizio professionale; infine la voce dei doveri, dei principi morali, della coscienza.

Fonte: libreriauniversitaria.it

Il Tao della fisica - Fritjof Capra




Esiste una sostanziale armonia tra lo spirito della saggezza orientale e le concezioni più recenti della scienza occidentale. L’autore spiega al lettore, con un linguaggio semplice, i principali concetti, i paradossi e gli enigmi della teoria della relatività, della meccanica quantistica e del mondo submicroscopico.  Accostarsi alla lettura di questo libro è stata un’esperienza indimenticabile. Provare per credere.






Memorie di Adriano - Marguerite Yourcenar




Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar è un romanzo storico pubblicato da Einaudi. Presentiamo la trama e le recensioni dei lettori. Ricostruendo le memorie dell'imperatore romano, Marguerite Yourcenar ha voluto "rifare dall'interno quello che gli archeologi del secolo scorso hanno fatto dall'esterno". Ne risulta così un libro che è al tempo stesso un romanzo, un saggio storico, un'opera di poesia. Giudicando la propria vita di uomo e l'opera politica, Adriano non ignora che Roma finirà un giorno per tramontare; e tuttavia il suo senso dell'umano, ereditato dai Greci, gli fa capire l'importanza di pensare e di servire sino alla fine. "Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo", dice questo personaggio che porta su di sé i problemi degli uomini di ogni tempo, alla ricerca di un accordo tra la felicità e il metodo, tra l'intelligenza e la volontà. Le Memorie di Adriano che, apparse nel 1951, stanno conoscendo un successo ininterrotto, sono arricchite dai "Taccuini di appunti", momenti di autobiografia, pause emotive e slanci in un lavoro creativo appassionante fino all'identificazione.

Fonte: Qlibri network

Il cerchio - Jafar Panahi



Dopo aver affrontato ne Il palloncino bianco e Lo specchio le tematiche infantili, con Il cerchio, l'iraniano Jafar Panahi, rivolge il proprio sguardo all'universo femminile. Otto ritratti di donne, otto storie di quotidiana sopravvivenza raccontate con la semplicità di un linguaggio che non cerca di emozionare lo spettatore, ma al contrario di accompagnarlo, mantenendo il più possibile un punto di vista distaccato. Il cerchio rimanda, in qualche modo, alla circolarità e alla frammentazione della narrazione, che descrive uno dopo l'altro ciascun personaggio. Le vicende si succedono apparentemente in modo del tutto casuale. Il cerchio si ricompone, chiudendosi, soltanto nel finale. Sorprende la bravura di Panahi, nell'essere riuscito a descrivere, con grande sensibilità ed efficacia - per lo più attraverso i gesti - personaggi così autentici, come quelli di queste donne costrette a vivere ai margini di una società estremamente rigida e codificata.

Fonte: Mymovies

Jafar Panahi



L’uomo nella foto è Jafar Panahi , un regista iraniano, anzi molto di più. Per anni con i suoi film ha sempre rappresentato, aggirando la censura, quella che ancora oggi è la realtà della sua nazione. Arrestato il 2 marzo 2010 per la partecipazione ai movimenti di protesta contro il regime iraniano, dopo la mobilitazione delle organizzazioni a difesa dei diritti umani e del mondo del cinema a livello internazionale, viene rilasciato su cauzione il 24 maggio dello stesso anno. Il 20 dicembre 2010 Panahi viene condannato a 6 anni di reclusione: gli viene inoltre preclusa la possibilità di dirigere, scrivere e produrre film, viaggiare e rilasciare interviste sia all'estero che all'interno dell'Iran per 20 anni. Eccovi la filmografia del regista, con annesso relativo link per wikipedia:

-Yarali Bashlar (Yarali Bashlar, 1988)
-Kish (1991)
-L'amico (Doust), 1992)
-L'ultimo esame (Akharin Emtehan, 1992)
-Il palloncino bianco (Badkonake Sefid, 1995)
-Ardekoul (1997)
-Lo specchio (Ayneh, 1997)
-Il cerchio (Dayereh, 2000)
-Oro rosso (Talaye Sorkh, 2003)
-Offside (2006)

C'era una volta il West - L'addio di Armonica



Cinque personaggi si affrontano intorno a una sorgente: Morton (Ferzetti), magnate delle ferrovie, ha bisogno dell'acqua per le sue locomotive e fa eliminare i proprietari legittimi, i McBain, dal suo feroce sicario Frank (Fonda); Jill (Cardinale), ex prostituta, vedova di un McBain; il bandito Cheyenne (Robards), accusato della strage dei McBain; l'innominato dall'armonica (Bronson) che vuole vendicare il fratello (Wolff), assassinato da Frank e i suoi sgherri. Su un soggetto scritto dal regista con Dario Argento e Bernardo Bertolucci e sceneggiato con Sergio Donati, è una sorta di antologia del western in negativo in cui si ricorre ai suoi più scalcinati stereotipi. 3 attori americani di scuole diverse e il più famoso dei 3 (Fonda) scelto contro la parte. Il set non è più l'Andalusia, ma la Monument Valley di John Ford. In un film ricco di trasgressioni, Leone dilata madornalmente i tempi drammaturgici, contravvenendo alla dinamica del genere. Sotto il segno del titanismo si tende al teatro d'opera e alla sua liturgia. Dall'epica del treno, della prima ferrovia transcontinentale, si passa alla trenodia, al canto funebre sulla morte del West e dello spirito della Frontiera. Come in Sam Peckinpah.
Fonte: Mymovies


La scena dell'addio di Armonica a Jill è da brividi. Lo sguardo di Bronson, la tensione musicale del grande Ennio Morricone, la bellezza di una stupenda Claudia Cardinale, il "buon" Fonda sullo sfondo. Insomma, a mio parere, un capolavoro italiano. Buona visione...

Archivio "La frase del mese"



Giugno 2011

I confini non tengono mai fuori gli altri, servono solo a soffocarti. Puoi specare la tua vita a tracciare confini oppure decidere di vivere per superarli...ci sono dei confini che è troppo costoso varcare, ma se hai la forza ed il coraggio di farlo, la vita dall'altra parte è stupenda!

Luglio 2011
C'è un solo bene: il sapere. E un solo male: l'ignoranza.

Agosto 2011
La luce è più veloce del suono. Per questo motivo alcune persone sembrano brillanti fino a quando non parlano.

Settembre 2011
La vita si riduce all'attesa del momento giusto per agire.

Ottobre 2011
L' ignoranza é l' esilio dell' uomo. La sua patria è la scienza!

Novembre 2011
Il dubbio è il padre del sapere.

Dicembre 2011
Il segreto dell'esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive.

Gennaio 2012
Anche lo stolto, se tace, passa per saggio.

Febbraio 2012
Il cuore di un pazzo è nella sua bocca, ma la bocca di un uomo saggio è nel suo cuore.

Marzo 2012
La saggezza non può essere trasmessa. La saggezza che un saggio tenta di trasmettere suona sempre simile alla follia.

Aprile 2012
Il cuore di un pazzo è nella sua bocca, ma la bocca di un uomo saggio è nel suo cuore.

Maggio 2012
Saggio è colui che si stupisce di tutto.

Giugno 2012
Cultura è ciò che resta nella memoria quando si è dimenticato tutto.

Luglio 2012
Cultura: l'urlo degli uomini in faccia al loro destino.

Agosto 2012
Ci sono più uomini resi nobili dallo studio di quanti lo siano dalla natura.

Settembre 2012
L'uomo è una cosa imperfetta che tende incessantemente a qualcosa di migliore e più grande.

Ottobre 2012
L'uomo è una cosa imperfetta che tende incessantemente a qualcosa di migliore e più grande.

Novembre 2012
Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà.

Dicembre 2012
Con sollievo, con umiliazione, con terrore, comprese che era anche lui una parvenza, che un altro stava sognandolo.

Gennaio 2013
…e non capivo che quell' uomo era il mio volto, era il mio specchio. Finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo.

Febbraio 2013
...poi ripetendo il mestiere s'impara il dovere di recitar, e pompa il salone il suo fiato e il riso è sfiatato dal troppo soffiar, di creta mi pare il cerone s'appiccica al volto il mal del buffone. Ridere vorrei stasera ridere vorrei per me... (V.C.)




Passacaglia - Franco Battiato




Ah, come ti inganni
se pensi che gli anni
non han da finire
è breve il gioire ....
I sani gli infermi
i bravi, gli inermi
è un sogno la vita
che par si gradita...

Vorrei tornare indietro
per rivedere il passato
per comprendere meglio
quello che abbiamo perduto.
Viviamo in un mondo orribile...
siamo in cerca
di un' esistenza....

La gente è crudele
e spesso infedele,
nessun si vergogna
di dire menzogne
i giovani, i putti
gli uomini tutti
non vale fuggire
si plachi l'ardire.

Vorrei tornare indietro
per rivedere gli errori,
per accelerare
il mio processo interiore,
ero in quinta elementare
entrai
per caso
nella mia esistenza
fatta di giorni allegri,
e di continue esplorazioni
e trasformazioni dell'Io...

Ah, come ti inganni
se pensi che gli anni
non han da finire
è breve il gioire ....
Vorrei tornare indietro
nella mia casa d'origine,
dove vivevo prima di arrivare qui sulla Terra.

Entrai, per caso,
nella mia esistenza
di antiche forme,
di insegnamenti,
e trasformazioni dell'Io.

E trasformazioni dell'Io...

Finzioni - Jorge Luis Borges



Un falso paese scoperto "nelle pagine di un'enciclopedia plagiaria", Uqbar, e un pianeta immaginario, Tlön, "labirinto ordito dagli uomini" ma capace di cambiare la faccia del mondo; il "Don Chisciotte" di Menard, identico a quello di Cervantes eppure infinitamente più ricco; il mago che plasma un figlio nella materia dei sogni e scopre di essere a sua volta solo un sogno; l'infinita biblioteca di Babele, i cui scaffali "registrano tutte le possibili combinazioni dei venticinque simboli ortografici... cioè tutto ciò ch'è dato di esprimere, in tutte le lingue" e che sopravviverà all'estinzione della specie umana; il giardino dei sentieri che si biforcano; l'insonne Funes, che ha più ricordi di quanti ne avranno mai tutti gli uomini insieme.

Fonte: Ibs.it

sabato 3 novembre 2012

Lettera - Francesco Guccini



In giardino il ciliegio è fiorito agli scoppi del nuovo sole, 
il quartiere si è presto riempito di neve di pioppi e di parole. 
All' una in punto si sente il suono acciottolante che fanno i piatti, 
le TV son un rombo di tuono per l' indifferenza scostante dei gatti; 
come vedi tutto è normale in questa inutile sarabanda, 
ma nell' intreccio di vita uguale soffia il libeccio di una domanda, 
punge il rovaio d' un dubbio eterno, un formicaio di cose andate, 
di chi aspetta sempre l' inverno per desiderare una nuova estate... 

Son tornate a sbocciare le strade, ideali ricami del mondo, 
ci girano tronfie la figlia e la madre nel viso uguali e nel culo tondo, 
in testa identiche, senza storia, sfidando tutto, senza confini, 
frantumano un attimo quella boria grida di rondini e ragazzini; 
come vedi tutto è consueto in questo ingorgo di vita e morte, 
ma mi rattristo, io sono lieto di questa pista di voglia e sorte, 
di questa rete troppo smagliata, di queste mete lì da sognare, 
di questa sete mai appagata, di chi starnazza e non vuol volare... 

Appassiscono piano le rose, spuntano a grappi i frutti del melo, 
le nuvole in alto van silenziose negli strappi cobalto del cielo. 
Io sdraiato sull' erba verde fantastico piano sul mio passato, 
ma l' età all' improvviso disperde quel che credevo e non sono stato; 
come senti tutto va liscio in questo mondo senza patemi, 
in questa vista presa di striscio, di svolgimento corretto ai temi, 
dei miei entusiasmi durati poco, dei tanti chiasmi filosofanti, 
di storie tragiche nate per gioco, troppo vicine o troppo distanti... 

Ma il tempo, il tempo chi me lo rende? Chi mi dà indietro quelle stagioni 
di vetro e sabbia, chi mi riprende la rabbia e il gesto, donne e canzoni, 
gli amici persi, i libri mangiati, la gioia piana degli appetiti, 
l' arsura sana degli assetati, la fede cieca in poveri miti? 
Come vedi tutto è usuale, solo che il tempo stringe la borsa 
e c'è il sospetto che sia triviale l' affanno e l' ansimo dopo una corsa, 
l' ansia volgare del giorno dopo, la fine triste della partita, 
il lento scorrere senza uno scopo di questa cosa... che chiami... vita...

Sardus Pater Carignano del Sulcis Arruga Superiore 2007





2012: ottenuto per il quarto anno di seguito il prestigioso premio della 
guida dei vini d’italia del Gambero Rosso per il vino delle cantine Sardus Pater.

Marc Chagall - Il pittore degli sposi




Marc Chagall è stato un pittore bielorusso naturalizzato francese, d'origine ebraica. La tematica delle nozze è profondamente sentita in tutta l'opera di Chagall. Tra i suoi capolavori una vastissima gamma di dipinti con coppie di sposi raffigurate in contesti fantastici. Il mondo reale resta, agli occhi del pittore, un repertorio di colori e forme, dove tutto è subordinato alla creazione di una realtà parallela che possa essere il più prossima possibile alla sensazione suscitata dalla creazione dell'opera.  


Sposi a Parigi



                                                                 Arrivo degli sposi



Fiori con sposi



La sposa



Sposi blu



Sposi volanti



Sposi in cielo



Le nozze



Sposi con baldacchino rosso



Sposi in rosa



Sposi sul cavallo alato



Sposi su fondo rosso



Sposi con violinista



Sposi innamorati






giovedì 1 novembre 2012

Quand'ero giovane - Franco Battiato


Dall'album "Apriti sesamo". Musica e testo di una canzone capolavoro...

Quand'ero giovane andavo a letto tardi, sempre, vedevo l'alba. 
Dormivo di giorno e mi svegliavo nel pomeriggio... ed era sera, 
era già sera. 
La notte, non mi piace tanto, l'oscurità è ostile a chi ama la luce. 

Si accavallano i giorni come onde, ci sovrastano. 
Le cattive notizie, in questi tempi di forti tentazioni, 
ci sommergono. 
Dobbiamo seguire la nostra coscienza e le sue norme. 

Viva la Gioventù, che fortunatamente passa, 
senza troppi problemi 
vivere è un dono che ci ha dato il Cielo. 

Uscendo dai locali, mi capitava di vedere code di macchine, sostare 
al Parco Ravizza o al Monumentale. La merce era il sesso, 
compravano sesso, e spesso diverso. 

Viva la Gioventù, che fortunatamente passa, 
senza troppi problemi 
vivere è un dono che ci ha dato il Cielo. 

Andavamo a suonare nelle sale della Lombardia, e c'era 
un'atmosfera eccezionale, la domenica, di pomeriggio, in quelle 
balere, si divertivano a ballare, operai e cameriere. 
Era passata un'altra settimana. 

Oro rosso - Jafar Panahi




A Teheran, due amici sopravvivono come possono, circondati da una lussuria che non possono avvicinare. Per Hussein diviene una vera ossessione, finché non decide di rapinare una gioielleria. Vincitore della sezione Un certain regard di Cannes, è un film che ricorda la semplicità di Rossellini: inizia con un piano-sequenza a macchina fissa con l'inquadratura della porta della gioielleria per poi continuare, in un lungo flaschback, a spiegare le motivazioni del gesto del protagonista. Si vede che l'opera è stata scritta da Kiarostami: stilizzata nei tratti essenziali e centralità nella descrizione del degrado sociale. Ma importante è anche Hussein, con la sua corporeità così ingombrante, la sua timidezza, il suo sguardo perso: solo ed emarginato, Hussein sa di non potersi spingere oltre il suo piccolo mondo di povertà e tristezza; proverà a farlo, ma il prezzo da pagare sarà veramente alto.

Fonte: Mymovies

Il sapore della ciliegia - Abbas Kiarostami




Un uomo ha deciso di darsi la morte e cerca qualcuno che, dietro compenso, gli dia una mano. Due giovani, un soldato curdo e un seminarista afghano, rifiutano la sua proposta. Un anziano contadino di origine turca cerca di dissuaderlo, ma l'accetta. Finale in sospeso, con una sorta di "postscriptum" metacinematografico che, come in altri film di A. Kiarostami, sottolinea la finzione del racconto. Sembra un film monocorde e cupo e forse lo è. Ma che leggerezza, che trasparenza, che intensità. Semplice come il sapore della ciliegia. Per chi sappia ascoltarlo questo film sul suicidio ispira una serenità disperatamente laica. Palma d'oro ex aequo al Festival di Cannes 1997.
Fonte: My movies

Anche nelle desertiche, astratte, violentate dalle guerre, povere lande iraniane, la ciliegia esiste ed ha il suo inconfondibile sapore. Esso va solo scovato tra le nefande vicende della quotidianità iraniana. E’ la lezione, spoglia come la narrazione di Kiarostami, che il desolato protagonista ascolterà dal terzo passeggero caricato a bordo della sua auto . Un invito ad assaporare ciò che di buono offre la vita, a saper aspettare il frutto di stagione, e riconoscere e vivere tutto ciò che è degno di esser vissuto, pur se appare irrimediabilmente corrotto e contaminato. L’invito è porto senza costrizione. A coloro che hanno perso il sapore della vita, è lasciata la scelta d’accoglierlo o farsi seppellire.


L'arco - Kim Ki-Duk




"Forza e musicalità - come un arco teso... Voglio vivere cosi' fino al mio ultimo respiro". Cosi' Kim Ki-duk firma il film presentato a Cannes 2005. L'arco è un'arma che offende, ma la sua corda puo' suonare una musica dolcissima e la sua freccia puo' diventare un appassionato messaggio d'amore: quello di un uomo che prende con sè una bambina di sei anni e la cresce per sposarla al compimento dei sedici. La gabbia d'oro è un peschereccio in mezzo al mare che il vecchio affitta ad appassionati di pesca. La "coppia" convive felicemente fra frecce scoccate a visitatori indesiderati e rituali sull'altalena (ma c'entrano anche Buddha e, di nuovo, le frecce) per predire il futuro. Fino a quando arriva un giovane ospite che inizia una tenera amicizia con la ragazza e decide di liberarla. Ma l'amore dell'uomo è troppo grande per lasciare colei che ha scelto come sua sposa... Il film ha dalla sua un fascino particolare, fatto di acqua - è stato interamente girato (17 giorni di riprese) in mare aperto -, di sguardi - soprattutto quelli della giovane che, come il protagonista di "Ferro 3", non dice una parola -, e di immagini simboliche - la cima che lega le due barche, la libertà delle galline, la musica del lettore mp3 e cosi' via. Ma la poesia, fin troppo ricercata, non basta a sublimare il tema centrale: l'incesto, o meglio la pedofilia. Per questo la sensazione disturbante cresce mano a mano che si scopre il triste destino della piccola e la pellicola perde compattezza in un finale che risulta stilisticamente irrisolto.

Fonte: Mymovies

domenica 21 ottobre 2012

Santorini - Il Tramonto più romantico del mondo!


Estate 2012. Da vedere e rivedere.

Fiume Sand Creek - di F. De Andrè



Fiume Sand Creek ha per tema un reale massacro di pellerossa, avvenuto il 29 novembre 1864, quando alcune truppe della milizia del Colorado, comandate dal colonnello John Chivington, attaccarono un villaggio di Cheyenne e Arapaho, massacrando donne e bambini; l'episodio è raccontato attraverso il linguaggio innocente e forse un po' surreale di un bambino vittima dell'avvenimento.


Eccovi il testo della canzone:

Si sono presi i nostri cuori sotto una coperta scura sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura fu un generale di vent'anni, occhi turchini e giacca uguale fu un generale di vent'anni, figlio di un temporale c'e' un dollaro d'argento sul fondo del Sand Creek I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte e quella musica distante divento' sempre piu' forte chiusi gli occhi per tre volte, mi ritrovai ancora li' chiesi a mio nonno:"E' solo un sogno?", mio nonno disse "Si'" a volte i pesci cantano nel letto del Sand Creek Sognai talmente forte che mi usci' il sangue dal naso il lampo in un orecchio, nell'altro il paradiso le lacrime piu' piccole, le lacrime piu' grosse quando l'albero della neve fiori' di stelle rosse ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek Quando il sole alzo' la testa sulle spalle della notte c'erano solo cani e fumo e tende capovolte tirai una freccia al cielo per farlo respirare tirai una freccia al vento per farlo sanguinare la terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek Si son presi i nostri cuori sotto una coperta scura sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura fu un generale di vent'anni, occhi turchini e giacca uguale fu un generale di vent'anni, figlio di un temporale ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek

Manto nero - di Bruce Beresford



Dal romanzo di Brian Moore, sceneggiato dall'autore. Nel 1643 il padre gesuita Laforgues, accompagnato da un gruppo di indiani algonchini, deve raggiungere la sua missione in una zona remota del Quebec. Lungo viaggio faticoso e sanguinoso. Pessimista sulla coabitazione di culture diverse, impietoso nel mostrare gli orrori violenti che il cinema hollywoodiano d'avventure non ha mai raccontato, è un film ambizioso, interessante a livello storico, ma penalizzato e raffreddato da una regia tradizionale e poco inventiva. Bella fotografia di Peter James, musiche di G. Delerue.

Fonte: Mymovies

"Le Gorille" - Georges Brassens



"Le Gorille" di Georges Brassens.

C'est à travers de larges grilles, Que les femelles du canton, Contemplaient un puissant gorille, Sans souci du qu'en-dira-t-on. Avec impudeur, ces commères Lorgnaient même un endroit précis Que, rigoureusement ma mère M'a défendu de nommer ici... Gare au gorille !... Tout à coup la prison bien close Où vivait le bel animal S'ouvre, on n'sait pourquoi. Je suppose Qu'on avait du la fermer mal. Le singe, en sortant de sa cage Dit "C'est aujourd'hui que j'le perds !" Il parlait de son pucelage, Vous aviez deviné, j'espère ! Gare au gorille !... L'patron de la ménagerie Criait, éperdu : "Nom de nom ! C'est assommant car le gorille N'a jamais connu de guenon !" Dès que la féminine engeance Sut que le singe était puceau, Au lieu de profiter de la chance, Elle fit feu des deux fuseaux ! Gare au gorille !... Celles là même qui, naguère, Le couvaient d'un œil décidé, Fuirent, prouvant qu'elles n'avaient guère De la suite dans les idées ; D'autant plus vaine était leur crainte, Que le gorille est un luron Supérieur à l'homme dans l'étreinte, Bien des femmes vous le diront ! Gare au gorille !... Tout le monde se précipite Hors d'atteinte du singe en rut, Sauf une vielle décrépite Et un jeune juge en bois brut; Voyant que toutes se dérobent, Le quadrumane accéléra Son dandinement vers les robes De la vieille et du magistrat ! Gare au gorille !... "Bah ! soupirait la centenaire, Qu'on puisse encore me désirer, Ce serait extraordinaire, Et, pour tout dire, inespéré !" ; Le juge pensait, impassible, "Qu'on me prenne pour une guenon, C'est complètement impossible..." La suite lui prouva que non ! Gare au gorille !... Supposez que l'un de vous puisse être, Comme le singe, obligé de Violer un juge ou une ancêtre, Lequel choisirait-il des deux ? Qu'une alternative pareille, Un de ces quatres jours, m'échoie, C'est, j'en suis convaincu, la vieille Qui sera l'objet de mon choix ! Gare au gorille !... Mais, par malheur, si le gorille Aux jeux de l'amour vaut son prix, On sait qu'en revanche il ne brille Ni par le goût, ni par l'esprit. Lors, au lieu d'opter pour la vieille, Comme l'aurait fait n'importe qui, Il saisit le juge à l'oreille Et l'entraîna dans un maquis ! Gare au gorille !... La suite serait délectable, Malheureusement, je ne peux Pas la dire, et c'est regrettable, Ça nous aurait fait rire un peu ; Car le juge, au moment suprême, Criait : "Maman !", pleurait beaucoup, Comme l'homme auquel, le jour même, Il avait fait trancher le cou. Gare au gorille !...


Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera - di Kim Ki-Duk

Le favole morali sono una forma di espressione ideale per il cinema orientale.
Primavera, estate... è un'ulteriore conferma di come, attraverso simboli e metafore, sia possibile fare cinema con semplicità e leggerezza, senza dimenticare le emozioni.
E' il racconto della vita che si svolge in un luogo non luogo, immerso nella natura di Taiwan. In una casa-isola su un laghetto si svolgono gli insegnamenti e le esperienze di due monaci, uno adulto e uno giovane. Le stagioni passano, e ognuna di esse è un periodo dell'esistenza, vissuta fra felicità e dramma, sotto la veglia di un'immancabile e insostituibile spiritualità.
Kim-ki-duk, dopo avere diretto L'isola, ci regala un altro "quadro" perfetto (il regista è prima di tutto un pittore) sui perché dell' essere e sul trascorrere del tempo, che scandisce inesorabilmente le tappe della vita. Anche della nostra.

Fonte: Mymovies

Una separazione



Nader e sua moglie Simin stanno per divorziare. Hanno ottenuto il permesso di espatrio per loro e la loro figlia undicenne ma Nader non vuole partire. Suo padre è affetto dal morbo di Alzheimer e lui ritiene di dover restare ad aiutarlo. La moglie, se vuole, può andarsene. Simin lascia la casa e va a vivere con i suoi genitori mentre la figlia resta col padre. È necessario assumere qualcuno che si occupi dell'uomo mentre Nader è al lavoro e l'incarico viene dato a una donna che ha una figlia di cinque anni e ed è incinta. La donna lavora all'insaputa del marito ma un giorno in cui si è assentata senza permesso lasciando l'anziano legato al letto, un alterco con Nader la fa cadere per le scale e perde il bambino.
Asghar Faradhi conferma con questo film le doti di narratore già manifestate con About Elly. Non è facile fare cinema oggi in Iran soprattutto se ci si è espressi in favore di Yafar Panahi condannato per attività contrarie al regime. Ma Faradhi sa, come i veri autori, aggirare lo sguardo rapace della censura proponendoci una storia che innesca una serie di domande sotto l'apparente facciata di un conflitto familiare. Il regista non ci offre facili risposte (finale compreso) ma i problemi che pone sono di non poco conto per la società iraniana ma non solo. Certo c'è il quesito iniziale non di poco conto: per un minore è meglio cogliere l'opportunità dell'espatrio oppure restare in patria, soprattutto se femmina? Perchè le protagoniste positive finiscono con l'essere le due donne. Entrambe con i loro conflitti interiori, con il peso di una condizione femminile in una società maschilista e teocratica ma anche con il loro continuo far ricorso alla razionalità per far fronte alle difficoltà di ogni giorno. Agghiacciante nella sua apparente comicità agli occhi di un occidentale è la telefonata che la badante fa all'ufficio preposto ai comportamenti conformi alla religione per sapere se possa o meno cambiare i pantaloni del pigiama al vecchio ottantenne che si è orinato addosso. Sul fronte opposto della barricata finiscono per trovarsi gli uomini che, o sono obnubilati dalla malattia oppure finiscono con l'aggrapparsi a preconcetti che impediscono loro di percepire la realtà in modo lucido. Ciò che va oltre alla realtà iraniana è l'eterno conflitto sulla responsabilità individuale nei confronti di chi ci circonda. Ognuno dei personaggi vi viene messo di fronte e deve scegliere. Sotto lo sguardo protetto dalle lenti di una ragazzina.
Una nota a margine: il cinema iraniano è veicolo stabile di una falsificazione narrativa che sta a priori di qualsiasi sceneggiatura. Sussistendo il divieto per le donne di mostrarsi a capo scoperto in pubblico i registi sono obbligati a farle recitare con chador o foulard vari anche quando le scene si svolgono all'interno delle mura domestiche narrativamente in assenza di sguardi estranei stravolgendo quindi la rappresentazione della realtà.

Fonte: Mymovies