La frase del mese...

“Ma i moralisti han chiuso i bar e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori: è bello ritornar "normalità", è facile tornare con le tante stanche pecore bianche! Scusate, non mi lego a questa schiera: morrò pecora nera!” (Francesco Guccini)

domenica 4 dicembre 2011

Risvegli


Nel 1969 entra a far parte del Bainbridge Hospital, nel Bronx, il giovane dottor Malcolm Sayer, il quale, colpito dalle penose condizioni di un gruppo di malati cronici, considerati incurabili, scopre, dopo attento studio delle loro cartelle cliniche, che tutti hanno avuto, negli anni '20, un'encefalite letargica. Ridotti ad una vita vegetativa, senza poter parlare né comunicare in altro modo, i degenti vengono nutriti dal personale, in attesa della loro morte. Ma il dottor Sayer, che è un ricercatore, dopo aver consultato il dottor Ingham, esperto in materia, osserva in loro alcune piccole reazioni, e si convince che sono "vivi dentro", perciò pensa di sperimentare sui post-encefalici un nuovo farmaco, "L-dopa", già usato con successo sui malati di Parkinson. Sayer si interessa particolarmente a Leonard Lowe, che, ammalatosi quand'era bambino, ha vissuto trenta anni in questo stato. Superati con difficoltà l'ostilità e lo scetticismo del suo capo, il dottor Kaufman, e avuto il consenso dell'anziana madre di Leonard, che lo assiste amorosamente, Sayer ottiene l'autorizzazione a provare l'"L-dopa" su Leonard, e, dopo aver tentato vari dosaggi, ottiene un risultato che appare prodigioso. Infatti il paziente torna improvvisamente alla normalità: parla, cammina, scrive, e, con profondo disagio, guarda nello specchio il suo attuale volto di uomo maturo. Entusiasta del risultato ottenuto, Sayer vuole trattare ugualmente anche gli altri post-encefalici, e trova il molto denaro necessario per pagare la costosa cura con una spontanea elargizione degli infermieri del reparto e con una consistente donazione di ricchi benefattori. Il progetto può essere perciò attuato, e nell'estate del 1969 anche sugli altri ammalati i risultati sono eccezionali.

 Alcuni dei pazienti "risvegliati", però, soffrono di solitudine, avendo trovato la propria famiglia distrutta e il mondo tanto cambiato. Poiché tutti si annoiano, un giorno i "redivivi" vengono condotti in una sala da ballo, dove si divertono. Nel frattempo Leonard ha conosciuto una ragazza, Paula, che assiste in ospedale suo padre, e fra i due nasce un tenero sentimento, che desta la gelosia della madre di lui. Adesso egli diventa irrequieto, vorrebbe uscire solo e andare dove vuole, insomma essere libero, ma ottiene un rifiuto sia da un'apposita commissione sanitaria, che da Sayer, e s'innervosisce sempre più. Proprio allora si mostrano in lui i terribili effetti collaterali dell'L-dopa: Leonard è tormentato da continui tic e da violenti tremiti, che lo scuotono penosamente, e non può neppure leggere. Egli incita gli altri pazienti alla ribellione, ma regredisce rapidamente e presto gli altri fanno altrettanto. Ora Leonard si blocca improvvisamente, e quando Paula viene a trovarlo, le dice coraggiosamente di non tornare più. Dopo quel 1969 i pazienti del gruppo, sempre amorosamente curati dal dottor Sayer, che soffre per l'insuccesso, avranno altri provvisori miglioramenti, ma nessuno paragonabile a quello dell'estate. Intanto il medico ha iniziato un legame sentimentale con Eleanor, la sua valida collaboratrice.


Fonte: Comingsoon.it

Medicina e Arte



Per gli antichi Egizi l' imbalsamazione dei morti fu una tecnica molto diffusa. Consisteva nello svuotamento degli organi interni del cadavere, che veniva in seguito riempito di paglia. Il viso veniva coperto da una maschera (solitamente di oro per i piu' ricchi). Per quanto riguarda la "medicina dei faraoni", molto legata alla magia, era molto piu' sviluppata di quanto si possa immaginare. I primi riferimenti appartengono alla prima epoca monarchica (2700 a. C.). Secondo Manetón, sacerdote e storico egizio, Atotis o Aha, faraone della prima dinastía, praticó l'arte della medicina, scrivendo trattati sull'arte della dissezione. Gli scritti di Imhotep, visir del faraone Necherjet Dyesersacerdoteastronomo, medico e primo architetto conosciuto, datano lo stesso periodo. (Fu architetto della piramide a gradoni del sovrano Djoser a Saqqara.) La sua fama come medico fu tale che fu deificato, e considerato il dio egizio della medicina.
Troviamo anche Hesyra, il primo medico dentista con il titolo di "Capo dei dentisti e dei medici" nonché scriba, come scritto nella sua tomba aSaqqara. Altri medici noti dell'antico impero antico (dal 2500 al 2100 a. C.) furono Sachmet (medico del faraone Sahura) o Nesmenau, direttore di una delle case della vita, ovvero templi dedicati alla protezione spirtuale del faraone ed al contempo proto-ospedali, nei quali si insegnava agli alunni di medicina, mentre si curavano i malati.
Il primo medico donna conosciuta fu Peseshet, che esercitò la sua attività durante la IV dinastia, oltre al suo ruolo di supervisore, Peseshet faceva la levatrice in una scuola medica a Sais.[1]
Quando Ippocrate passeggiava con i suoi adepti nell'isola di Coo, disquisendo sui mali dell'umanità, altro non faceva che trasmettere il sapere degli Egizi che, con i loro papiri, hanno tramandato i primi fondamenti della medicina e chirurgia.


Fonte:Wikipedia

domenica 16 gennaio 2011

Linea mortale


Cinque studenti di medicina tentano un esperimento che dovrebbe portarli a capire qualcosa di sicuro sulla vita dopo la morte. Partendo dai racconti di quanti hanno vissuto situazioni di premorte, intendono sottoporsi uno alla volta a esperienze simili ottenute artificialmente per vedere che cosa succede “dopo”. Gli altri devono poi rianimare chi si sottopone all’esperimento. Il rischio dell’operazione è evidente, ma il risultato è ancora più sconcertante e terribile perché ciascuno viene messo in contatto con le proprie paure passate e non se ne libera neppure al ritorno nel mondo reale. E neppure i “mostri” del passato restano nell’aldilà, ma tornano anch’essi. L’argomento è di per sé sempre attuale, trattando della morte e della possibilità di una vita ultraterrena.
Linea mortale trae spunto dal successo dei libri di Raymond A. Moody jr sulle esperienze di premorte e ne drammatizza il concetto centrandolo sulle psicosi degli studenti che cercano risposte all’eterno quesito dell’esistenza. Naturalmente la risposta non c’è e il film non la cerca nemmeno, accontentandosi di spettacolarizzare l’argomento con buona efficacia. Mai troppo banale e spesso inquietante, il film ci dà alcune suggestive visioni di un aldilà onirico, sorta di rielaborazione psichedelica dei sensi di colpa dei protagonisti. Mélange di inquietudini e paure sepolte, si sofferma sull’effetto morale dell’esperienza di morte indotta, suggerendo un po’ semplicisticamente che possa essere una specie di esame iniziatico per ritrovare la pace della coscienza. L’incostante Schumacher è forse qui al suo meglio e si avvale di una nutrita e molto valida pattuglia di attori tra i quali spiccano per efficacia Kiefer Sutherland e Kevin Bacon

Qualcuno volò sul nido del cuculo


Da un romanzo (1962) di Ken Kesey: pregiudicato, trasferito in clinica psichiatrica, smaschera il carattere repressivo e carcerario dell'istituzione. La rivolta dura poco, ma lascia qualche segno. Premiato con 5 Oscar (film, regia, Nicholson e Fletcher, sceneggiatura di Bo Goldman e Laurence Hauben) – come non succedeva da Accadde una notte (1934) – è un film efficacemente e astutamente polemico sul potere che emargina i diversi e sul fondo razzistico della psichiatria. La sostanza del romanzo onirico di Kesey, scritto in prima persona, è depurata e trasformata in allegoria nell'adattamento scenico che ne fece Dale Wasserman e che forma la base della sceneggiatura. (Fu portato in scena nel 1963 da Kirk Douglas che spinse il figlio Michael a produrre il film.) Ottima squadra di attori che comprende anche il pellerossa W. Sampson.


Mymovies.it

Shutter Island


Nel 1954, i due agenti federali Teddy Daniels e Chuck Aule vengono inviati con un battello a Shutter Island, a largo della costa est, per investigare sull'improvvisa scomparsa di una pericolosa infanticida residente presso l'istituto mentale Ashecliffe, Rachel Solando.
Il direttore dell'istituto, il dottor Cawley, e i vari infermieri sostengono che la madre assassina si sia come dileguata dalla sua stanza senza lasciare alcuna traccia, ma l'agente Daniels pare nutrire fin dal principio dei forti sospetti sul modo di condurre l'ospedale da parte del dottor Cawley e del suo medico assistente, il dottor Naehring. Un uragano costringe i due agenti a protrarre il soggiorno sull'isola, durante il quale le indagini proseguono e particolari sempre più inquietanti emergono, mentre Daniels continua ad avere delle visioni che riguardano la moglie defunta e le sue esperienze di guerra contro gli ufficiali nazisti.Nell'anno del celebrato restauro di Scarpette rosse, due dei più grandi cineasti della modernità americana hanno pagato il loro personale tributo al capolavoro di Michael Powell e Emeric Pressburger.
Francis Ford Coppola ne cita copiosamente delle parti in Tetro, mentre Scorsese, oltre ad averne curato in prima persona il restauro, struttura il suo Shutter Island come quella stessa infinita scala a chiocciola che viene percorsa da Vicky nel finale del film. Ma se il punto di riferimento è lo stesso, completamente opposti sono i sensi che guidano il loro operare. Per Coppola, Scarpette rosse è un modello da imitare, un ideale di rinascita da proporre al cinema contemporaneo ora che il mezzo digitale permette di tornare a quel tipo di fantasia immaginifica. Al contrario, per Scorsese quella spirale infinita rappresenta la capitolazione di un tipo di cinema che non è più riproducibile nell'era della simulazione e della ripetizione.
La spirale è quindi la forma che sceglie per raccontare questa gothic novel che accumula strato dopo strato suggestioni, visioni, ricordi, angosce e paranoie per arrivare ad una soluzione finale che cerca di sciogliere i misteri e di sorprendere lo spettatore con un twist non troppo imprevedibile. Ma manipolare lo spettatore non è mai stato uno dei passatempi preferiti di Scorsese, quanto piuttosto l'idea di raccontare dei personaggi manipolati dall'impossibilità di aderire alla realtà. Con Shutter Island, il regista italo-americano arriva in un certo senso a proporre la definitiva consacrazione dell'uomo avulso dalla realtà e della follia come forma unica di sopravvivenza. Per dare enfasi all'idea, riprende il suo personaggio quasi sempre per tagli trasversali o obliqui, insistendo nel catturarlo dal basso verso l'alto per enfatizzarne la distanza. Il personaggio di DiCaprio diviene così l'ennesimo man of violence della sua filmografia, colui che lotta brutalmente per cancellare la sua memoria e restare attaccato al proprio mondo.
Ma eliminare i ricordi (le immagini, il cinema) significa inevitabilmente creare dei fantasmi, manipolare una serie di immagini preconosciute della Storia (cosa che fa nei ricordi dei campi di concentramento con il carrello che segue un'esecuzione quasi coreografica dei gerarchi nazisti all'ingresso del campo di Dachau) e, in ultima analisi, confessare l'impossibilità di far pace con la verità. Da questo punto di vista, Shutter Island porta a compimento un discorso che Scorsese pare condurre da quando il suo cinema si è fatto più ampio, più accademico: l'incapacità di raccontare un mondo dove non domina solo la violenza, ma soprattutto la dissimulazione, di immaginare qualcosa di nuovo laddove tutto appare una ripetizione, un rifacimento. In fondo alla sua scala a chiocciola fatta di mistero e di suspense, Shutter Island pare raccontare proprio questo: nell'era contemporanea, il sonno della ragione non genera più mostri, ma fantasmi, doppi, simulacri di qualcosa che è già stato visto o vissuto.


Mymovies.it

Patch Adams


Quando si pensa che al mondo non esista altro che cinismo e indifferenza, ecco che si sentono delle storie inverosimili che fanno apparire un barlume di speranza. Una storia alla quale si stenta a credere, ma che è vera e fantastica.Liberamente tratto dall'autobiografia di Hunter Adams "Gesundheit: Good Health is a Laughing Matter", il film è stato un grande successo della scorsa stagione cinematografica.
Hunter (Patch) Adams è internato in un ospedale psichiatrico in conseguenza di un tentativo di suicidio. Resosi conto di avere una certa predisposizione per il contatto umano, soprattutto con i suoi compagni d'ospedale, decide, una volta dimesso, di intraprendere gli studi di medicina. Nonostante sia molto più grande di un normale studente universitario, frequenta alla Virginia Medical University con ottimi voti, e si innamora di Carin (Monica Potter).Il modo che hanno di lavorare i suoi futuri colleghi medici però non gli piace; troppa indifferenza, troppa avidità nel trattare i propri pazienti. Lui invece adora stare a stretto contatto con i suoi pazienti e cercare di alleviare le loro sofferenze, è la sua filosofia di vita. Per andare incontro ai suoi principi, trasgredisce al regolamento della facoltà, e inizia a far visita ai malati terminali, li assiste e li diverte con le sue trovate imprevedibili ed esilaranti. Sarà poi scoperto, e verrà minacciato di espulsione.
Un film toccante, che diverte. Una commedia commovente che dà la possibilità di riflettere sui rapporti umani, e sui limiti della professionalità della figura del medico. Un film dove i buoni sentimenti sono in primo piano e che piace veramente tanto.


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