La frase del mese...

“Ma i moralisti han chiuso i bar e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori: è bello ritornar "normalità", è facile tornare con le tante stanche pecore bianche! Scusate, non mi lego a questa schiera: morrò pecora nera!” (Francesco Guccini)

lunedì 31 marzo 2008

Infibulazione, orrore importato da punire


Sotto il nome generico di infibulazione, vengono spesso raccolte tutte le mutilazioni a carico dei genitali femminili, praticate in 28 paesi dell'Africa sub-sahariana, per motivi non terapeutici,che ledono fortemente la salute psichica e fisica delle bambine e donne che ne sono sottoposte. L' OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha distinto le mutilazioni in 4 tipi differenti a seconda della gravità per il soggetto:

Circoncisione o infibulazione as sunnah: si limita alla scrittura della punta del clitoride con fuoriuscita di sette gocce di sangue simboliche

Escissione al uasat: asportazione del clitoride e taglio totale o parziale delle piccole labbra

Infibulazione o circoncisione faraonica o sudanese: asportazione del clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell'urina e del sangue mestruale.

Nel quarto tipo sono inclusi una serie di interventi di varia natura sui genitali femminili.

Negli ultimi anni, l'immigrazione ha portato anche in Italia l'orrore di queste mutilazioni genitali femminili (Mgf). Dall'Africa e dal Medio Oriente arrivano donne che hanno subito infibulazioni, escissioni e clitoridectomie e bambine candidate alla stessa sorte delle loro madri, con operazioni fatte qui, in ambulatori improvvisati all'interno delle comunità, o durante viaggi in patria.

Il ministero della Salute stima 90mila vittime, tra reali e potenziali, soprattutto immigrate agiziane e nigeriane. L'informazione diventa quindi fondamentale per combattere una pratica che ha radici culturali più che religiose e che ha conseguenze gravissime sulla salute psico-fisica e sulla vita sessuale. La scorsa settimana sono state pubblicate le linee guida del ministero sulle Mgf con diverse raccomandazioni al personale sanitario sui comportamenti da tenere in ambito ginecologico e ostetrico, altri consigli riguardano i mediatori linguistico-culturali e gli assistenti sociali, chiamati a relazionarsi con le donne straniere, e infine gli insegnanti, ai quali si chiede di prestare attenzione ai segnali che potrebbero arrivare loro da alunne "a rischio".

Le linee guida sono figlie della legge che nel 2006 ha introdotto nel codice penale il reato di pratica di Mgf. Per i colpevoli c'è la detenzione da 4 a 12 anni, la sanzione aumenta di un terzo quando la vittima è minorenne e si può punire l'autore anche quando l'intervento è eseguito all'estero su una cittadina italiana o straniera residente in Italia. Il personale medico rischia inoltre la radiazione dall'albo e la sospensione dell'esercizio della professione.
Calliope

giovedì 27 marzo 2008

Ru486, la pillola per l'aborto non chirurgico


Con il termine aborto si intende l’interruzione della gravidanza entro il 180° giorno di gestazione (6° mese compiuto) seguita o meno dall’espulsione del prodotto del concepimento; il concetto, infatti, è legato all’interruzione della vita del concepito e non alla sua espulsione dalla cavità uterina. In base ai fattori eziologici che lo provocano, l’aborto può essere classificato come: “spontaneo” , se si verifica naturalmente per l’azione di agenti patologici, o “provocato” , se è conseguenza di interruzione volontaria della gravidanza (IVG). In quest’ultimo ambito possiamo ulteriormente distinguere: l’aborto criminoso (se avviene in difformità con quanto previsto dalla legge n. 194 del 22 maggio 1978), l’aborto terapeutico (eseguito come terapia per salvaguardare la vita della madre o la sua salute psichica o fisica), l’aborto eugenico (provocato quando vi è malattia accertata del prodotto del concepimento).Relativamente alla modalità attraverso la quale avviene l’espletamento dell’aborto si distinguono due metodi: quello chirurgico e quello farmacologico.

Il m. chirurgico sfrutta l’aspirazione che può essere effettuata entro le 14 settimane di gestazione; il m. farmacologico può essere prescritto entro la settima settimana a partire dal primo giorno dell’ultima mestruazione e sfrutta l’impiego di due farmaci: la Mifegyne (conosciuta anche con il nome di RU486) ed una prostaglandina (il Misoprostolo) .


In Italia l'IVG viene praticata solo con intervento chirurgico, anche se la scienza si e' evoluta e ha trovato nuovi metodi, meno dispendiosi economicamente e meno traumatici per la donna, come appunto quello farmacologico della RU486. Da poco però, la commissione tecnico-scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha dato parere favorevole alla richiesta di autorizzazione al commercio, attraverso la procedura di mutuo riconoscimento, della Ru486 : la domanda era stata avanzata a fine novembre 2007 dalla Exelgyn, ditta farmaceutica francese produttrice del composto farmacologico. Si tratta del primo step sulla strada che potrebbe rendere la “pillola del mese dopo” disponibile in Italia, come farmaco utilizzabile esclusivamente in ospedale, e dunque classificato in fascia H.

L'ISTAT ci fornisce una serie di dati sugli aborti legali che vengono praticati ogni anno nel nostro paese: il numero diminuisce progressivamente ogni anno, ciò non accade, invece, per gli aborti clandestini che vanno di conseguenza aumentando. Assumendo il dato del 1998 di 138.000 aborti in un anno, e raffrontandolo con i casi di Francia e Svezia, dove il 30% degli aborti e' realizzato con la RU486, e' facile intuire che dopo un primo rodaggio ed una buona conoscenza della procedura, anche in Italia potrebbe riprodursi un fenomeno simile. Staremo a vedere.

lunedì 3 marzo 2008

Il Prozac? Meglio Platone…


Socrate, Aristotele, Platone, Hobbes, Hume, Kant, Hegel, Schopenhauer. E poi Buddha, Confucio, Lao Tzu. Tutti conoscono e molti hanno anche letto e studiato le opere di questi grandi esponenti della cultura occidentale e orientale, ma quanti sono riusciti a cogliere concretamente nel loro pensiero una valida guida per affrontare e superare piccole e grandi difficoltà della vita? Tra gli amanti dell’ utilizzo pratico e concreto della filosofia, occupa sicuramente un posto particolare Lou Marinoff, autore di un libro che può esser definito “profetico” : “Platone è meglio del Prozac”. Il libro si propone di dimostrare i benefici e soprattutto la validità terapeutica della cosiddetta “pratica filosofica” rispetto alle soluzioni più tradizionali, ma non sempre efficaci, con cui vengono affrontate patologie come depressione e disturbi del comportamento.

Oggi, in prossimità delle idi di marzo 2008, tutti coloro che, in veste di consulenti o pazienti, si sono affidati alla sapienza dei grandi pensatori di tutti i tempi per raggiungere e salvaguardare il proprio e l’altrui benessere psicologico, possono uscire allo scoperto e sostenere con toni tutt’altro che pacati la loro tesi: “il Prozac non serve per curare, è solo un placebo”. A rinforzare questa provocazione, il risultato di uno studio inglese, il più vasto nel suo genere, che ha acquisito dalla Food&Drug Administration americana i dati delle sperimentazioni cliniche, finora mai pubblicati dalle case farmaceutiche, e li ha messi a raffronto con quelli già disponibili e relativi al consumo degli SSRI, così vengono definiti gli antidepressivi di terza generazione come il Prozac (terzo farmaco più venduto al mondo, che ha raggiunto il picco nel 2006 con circa 31 milioni di consumatori nel Regno Unito) .

La ricerca, coordinata dal professor Irving Kirsch del dipartimento di psicologia dell’Università inglese di Hull, si è concentrata, appunto, sugli «inibitori selettivi del riassorbimento della serotonina» (SSRI). Gli scienziati hanno riesaminato 47 sperimentazioni cliniche di sei sostanze, tra cui la fluoxetina (il cui nome commerciale è Prozac), la paroxetina (Seroxat) ma anche la venlafaxina (Efexor), che agisce in modo simile. Risultato?

La differenza tra coloro che sono stati sottoposti a terapia con i suddetti farmaci e coloro che hanno assunto un placebo non è poi così grande, il significato di questa tesi, dunque, è facilmente intuibile: i depressi possono guarire anche senza ausilio di sostanze chimiche; per i casi di depressione, dunque, è meglio tentare prima la psicoterapia tradizionale, il cognitivismo/comportamentismo o l’esercizio fisico.
Per questo motivo in Inghilterra verranno preparati nei prossimi tre anni 3.600 specialisti perché i pazienti possano usufruire delle “terapie della parola” . Ancora una sconfitta per le case farmaceutiche, ma l’invito è quello di procedere a piccoli passi e ben vengano approfondimenti mirati a confermare o stravolgere le tesi di Kirsch e della sua squadra.


domenica 2 marzo 2008

E tu..."che parcheggio sei"?



Personalità : Tipo di parcheggio
1. Paranoide : Chiuso in un angolo;

2. Narcisista : Ha l'auto più grande e più curata;

3. Dipendente : Ha bisogno di più auto vicine;

4. Passivo-aggressiva : Ad angolo al fine di occupare due posti;

5. Borderline : Preciso, a chiudere l'auto della ex ragazza;

6. Antisociale : Ostruisce le altre;

7. Istrionica : Parcheggia nel mezzo: teatrale!

8. Ossessiva : Allineata perfettamente

9. Evitante : A lato, ma nello spazio consentito;

10. Schizoide : Non tollera vicinanze;

11. Schizotipica : Parcheggio spaziale .

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sabato 1 marzo 2008

Tre DNA per un embrione, passi da gigante !


Sfogliando quotidiani e periodici o navigando sul web durante l’ultima settimana, vi sarete sicuramente confrontati con titoli di testa del tipo: “Un figlio procreato da tre genitori”, “Tre genitori per un embrione”, “Creato un embrione umano da un uomo e due donne” o addirittura “Figlio di un’ammucchiata ante litteram”. Sarebbe forse stato troppo chiedere ai giornali di fornire ai propri lettori maggiori informazioni sullo "stato dell'arte" della prevenzione "reale" di questo tipo di malattie mitocondriali, nonchè maggiori dettagli sul piano medico e genetico, invece che enfatizzare l’ennesimo “schiaffo” alla moralità? Forse sarebbe stato troppo anche attendersi qualche commento critico circa le problematiche psicologiche legate all'utilizzo di questo tipo di tecnica ?

Probabilmente avremmo preteso troppo, impedendo alla notizia di fare scalpore e suscitare lo sbizzarrirsi della critica. Dopo aver preso atto dell’incompletezza che ha caratterizzato il diffondersi della notizia, crediamo sia utile permettere ai nostri lettori di valutare "in toto" lo studio effettuato a Newcastle. Partiamo dall’informazione: I ricercatori inglesi hanno condotto il loro esperimento su 10 embrioni di scarto provenienti da trattamenti di fertilizzazione in vitro. Da questi embrioni hanno prelevato il nucleo contenente il materiale genetico del padre e della madre (affetta da una malattia mitocondriale) per poi impiantarlo in un ovulo donatore, in cui il Dna era stato completamente rimosso, ad eccezione dei geni che controllano lo sviluppo del mitocondrio.

Risultato: gli embrioni si sono sviluppati normalmente e in test condotti sui topi hanno mostrato che sebbene contengano il materiale genetico di tre soggetti, il Dna dell'ovulo del donatore influenza soltanto lo sviluppo del mitocondrio e nessun'altra caratteristica del nascituro. Una grande conquista per il mondo medico; se messa in atto, infatti, la tecnica annullerebbe la trasmissione genetica delle malattie mitocondriali. Ma qualcuno di voi ha mai sentito parlare di malattie mitocondriali o di possibilità di cura delle stesse? Probabilmente non si tratta di un argomento riguardante la popolazione dedita alla critica, interessa piuttosto i soggetti affetti dalle suddette patologie e principalmente la loro prole dato che, purtroppo, tutte le sindromi mitocondriali ereditarie non sono ancora oggetto di cura con le nuove tecniche d'impiego delle staminali.

Le affezioni del mitocondrio, appunto, sono un gruppo di circa 50 malattie essenzialmente di tipo neuromuscolare, caratterizzate da una degenerazione a livello neurologico e muscolare, possono anche provocare rarissime forme di cecità e di sordità, e una rara forma di diabete, oltre l'epilessia. Gli sviluppi della ricerca scientifica e le possibilità di manipolare le strutture biologiche di un essere umano nelle fasi più delicate del suo sviluppo richiedono una nuova coscienza morale, una diffusa consapevolezza delle responsabilità che l’estensione del nostro potere tecnologico ci impone.

Fecondazione, l'ultima sfida...




E’ colpa di Cuaròn…
Valutando la mia decisione di aprire quest’articolo citando un certo Alfonso Cuaròn, il 99,9% dei lettori avrà già “cambiato canale” giustificando la propria scelta con un sussurrato e lapidario “Basta con questi pazzi pazzi cervelloni”. Ma quell’esiguo 0,1%, che non avrà agito assecondando quell’istinto primordiale chiamato superficialità, sta per venire a conoscenza della vera identità del personaggio che oggi è protagonista del nostro incipit, e soprattutto di quella che può esser definita la sua più grande colpa: aver messo in scena il film, tratto dal romanzo di P. D. James, dal titolo “I figli degli uomini”.

Sarà stata davvero questa pellicola, datata 2006 e fantascientificamente costruita ed incentrata sul problema dell’incapacità dell’uomo a procreare, a spingere un gruppo di scienziati inglesi dell’Università di Newcastle Upon Tyne verso la scoperta di un modo utile a prevenire questa assurda profezia?

Senza inoltrarci nella ricerca della risposta, siamo in condizione, data la pubblicazione di uno studio sulla rivista Reproduction, di constatare che l’equipe di Newcastle è riuscita nel proprio intento: guidata dal prof. K. Nayernia avrebbe trovato un sistema per trasformare le cellule staminali del midollo osseo femminile in spermatozoi. Ma gli scenari aperti da questa scoperta possono diventare inquietanti: le ricerche potrebbero consentire ad una donna di avere un bambino “tutta da sola”, grazie allo sperma prodotto dalle cellule del proprio midollo osseo ed ai propri ovuli.

Ma c’è solo un “piccolo” particolare che va tenuto presente: i figli nati secondo questa metodologia potrebbero essere esclusivamente di sesso femminile; nel meccanismo della riproduzione non entrerebbe in gioco il cromosoma Y, patrimonio esclusivo dei maschi, configurando così un’unica possibilità di combinazione e cioè XX.
Cari uomini addio? Dopo avere raggiunto la parità dei sessi, ora le donne potrebbero attuare il sorpasso “definitivo” nei confronti del maschio, rendendosi autonome nell’unica cosa che fino ad oggi non avrebbero neanche potuto sognare: autofecondarsi. A volte un film…!!!